Programma

Una lunga notte per scoprire più di 300 archivi sparsi per il territorio italiano. Più di 100 podcast e oltre 270 video per guidare il pubblico alla scoperta di storie inedite legate al tema delle generazioni e custodite negli archivi. Appuntamento alle 18.30 sul sito di Archivissima!

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04 giugno 18:00

Archivio Unione Femminile Nazionale (100) • Archivissima 2021 (1389)

Podcast

La difesa dei diritti delle lavoratrici agli inizi del Novecento: l'attività dell'Ufficio di collocamento per il personale femminile di servizio

Il 1° giugno 1905 nasce a Milano l’Ufficio di collocamento per il personale femminile di servizio, grazie alla costituzione di un consorzio fra Società Umanitaria e Unione Femminile Nazionale, con lo scopo di dare assistenza alle giovani donne arrivate in città per cercare lavoro come domestiche. L’attività dell’Ufficio, che nel 1919 verrà riconosciuto e sussidiato dal governo, era quella di professionalizzare i lavori tradizionalmente femminili, in modo che assumessero dignità, e divenissero ‘visibili’ e ‘pagati’ e, allo stesso tempo, l’Ufficio aveva lo scopo di tutelare e di sottrarre al mercato della prostituzione le tante giovani che arrivavano dai paesini delle province (anche di Veneto, Emilia Romagna e Toscana), garantendo loro quella libertà individuale che troppo spesso veniva loro negata. Il servizio era completamente gratuito per il personale e a modico pagamento per le famiglie, lo scopo principale era quello di fare da tramite tra la richiesta delle famiglie e l’offerta delle donne dando maggiore professionalità al lavoro di domestica, rendendo le donne più tutelate e meglio pagate. Nel 1906, fu allestita presso i locali dell’Unione una pensione-dormitorio, per offrire un primo alloggio decoroso e con vitto economico, evitando alle ragazze di dover ricorrere a alberghi o camere in affitto dove cadevano spesso vittime di molestie, se addirittura avviate alla prostituzione e dal 1914 vennero istituiti corsi professionali di cucina e di lavori domestici il cui programma prevedeva l’insegnamento di materie quali cucito, rammendo, nozioni di economia domestica e di igiene e cura dei bambini. L’Ufficio di collocamento verrà chiuso nel 1938 in seguito al commissariamento dell’Unione femminile.
04 giugno 18:30

Archivio Storico Diocesano di Brescia (53)

Podcast

Generazioni nelle epidemie. Uno sguardo dall’Archivio storico diocesano-Raccomandazioni igieniche…vescovili.IL CONTAGIO

1918 – spagnola – RACCOMANDAZONI PER INFLUENZA-Circolare del vescovo Ferdinando Rodolfi di Vicenza ai fedeli [Carte ad Annum, Busta 62, Carte Gaggia] Di fronte alla pandemia di influenza chiamata spagnola o grippe, che si presenta sempre più minacciosa nel settembre 1918, la Diocesi si attiva per aiutare la popolazione. Lo fa anche prendendo spunto da una Circolare del vescovo Ferdinando Rodolfi di Vicenza che dà indicazioni molto pratiche! “Mentre i giornali cittadini si premuravano di rassicurare che la situazione non era allarmante, le vittime si moltiplicavano di giorno in giorno, così da costringere il prefetto a diramare il 14 settembre 1918 un decreto che rendeva obbligatoria la denuncia della malattia. In base a ciò l'Ufficio d'igiene l'1 ottobre dichiarava la presenza di 573 casi (senza contare i casi lievi e le forme abortive) di cui 48 mortali… Circolari del medico provinciale, riunioni in prefettura, proibizioni di adire ai cimiteri anche il 2 novembre, una lettera alla diocesi del vescovo mons. Gaggia diedero ulteriori motivi di allarme, fino alla fine di novembre quando l'epidemia andò scemando per scomparire soltanto nei primi mesi dell'anno seguente. Difficile calcolare il numero dei casi di malattia e di morte, per la mancata denuncia degli stessi. Un'idea della pericolosità dell'epidemia si può avere riferendosi ai 22 milioni di vittime nel mondo, alle 375mila (secondo alcuni 600mila) nella sola Italia. Quanto al Bresciano, per fare alcuni esempi, a Capriolo le vittime furono 125, a Caino 19, a Torbole oltre 500, a Travagliato, dove il primo decesso si verificò l'1 ottobre, si contarono 117 morti dei quali 88 nel giro di soli 20 giorni. Tra i sacerdoti bresciani si ebbero 22 decessi” (Fappani A., Enciclopedia Bresciana, http://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=SPAGNOLA,_febbre_o_grippe).   Percorso web: https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni Musica: David Whitwell, Sinfonia da requiem, esecuzione della Filarmonica Isidoro Capitanio di Brescia, Teatro Grande di Brescia, 9 Dicembre 1991. Direttore Arturo Andreoli  
04 giugno 18:30

Archivio Storico Diocesano di Brescia (53)

Podcast

Servire gli appestati

Servire gli appestati (1576) Lodi, 1576 agosto 25. Lettera di fra Paolo Bellintani all’arcivescovo Carlo Borromeo [Brixia sacra. Memorie storiche della Diocesi di Brescia, n.s., XI (1976), 3-4, p.51, lettera tratta da Biblioteca Ambrosiana, Epistolario di S. Carlo, Lodi 25-8-1576 F. 136 inf. 518 ]   Al culmine del “rabbioso travaglio della peste”, quella di S. Carlo del 1577-1578, un frate cappuccino di Salò, fra Paolo Bellintani, scopre una vocazione nella vocazione: quella di prendersi cura degli appestati nei lazzaretti di Milano, Brescia e Marsiglia. Dopo avere chiesto l’autorizzazione all’arcivescovo Carlo Borromeo, fra Paolo arriva a Brescia nell’autunno del 1577 mentre “Tutte le porte della città erano chiuse ad eccezione di quella di «S. Giovanni» per l'uscita dei morti e di quella di «Torrelunga» per ricevere i rifornimenti. Del presidio del Castello tutti morirono, morirono anche tutti i fornai, tanto che il pane veniva importato in città da Castenedolo, da S. Eufemia e dalle terre vicine. Sovraccarico fu il Lazzaretto di S. Bartolomeo che ospitò fino a 2 mila persone e per mesi quasi abbandonato a se stesso per la continua morìa e per disordini gravi” (Fappani A., Enciclopedia Bresciana, http://www.enciclopediabresciana.it/enciclopedia/index.php?title=PESTE). La presenza di fra Paolo farà miracoli.   Percorso web: https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni Musica: Orfeo ed Euridice di Gluck
04 giugno 18:30

Archivio Storico del Comune di Borgo a Mozzano (589)

Podcast

Intervista all'Ing. Enrico Marchi erede della storica famiglia Pellegrini alla scoperta dell'archivio di famiglia.

Per la Notte degli archivi il comune di Borgo a Mozzano e la società Innovative Multiservice S.r.l.s. presentano il Fondo Pellegrini conservato presso l'Archivio Storico comunale dell'ente. La Dott.ssa Federica Polito coordinatrice dei servizi della Biblioteca F.lli Pellegrini per la medesima società ci accompagnerà tra le scritture di questa storica famiglia grazie ad una interessantissima intervista all'Ing. Enrico Marchi ultima generazione vivente della stessa nella speranza di interessare le nuove generazioni ed attirare l'attenzione sulla valorizzazione delle proprie radici. La famiglia Pellegrini ha origine certa da Sesto Lucchese dove nel 1450 viveva il capostipite di nome Pellegrino, il cui nipote Paolino si trasferì a Borgo a Mozzano agli inizi del XVII secolo. Proprietari terrieri e padroni di numerosi mulini nella zona di Borgo a Mozzano, dove esiste tuttora il palazzo di famiglia, i Pellegrini si sono distinti nei secoli ed hanno lasciato un notevole contributo culturale e un tesoro artistico di notevole interesse storico. Avvocati, notai, artisti, mercanti di seta a Lione, gonfalonieri e senatori della Repubblica di Lucca, raccolsero nel palazzo di Borgo a Mozzano un patrimonio di grande valore ed in questo contesto la collezione di libri e l’archivio di famiglia rappresentano un bene culturale di primario rilievo, localmente e per la comunità degli studiosi. I Pellegrini, nel corso del tempo, diventarono una famiglia di fama europea, grazie anche a numerosi matrimoni contratti con altre famiglie importanti, non solo della Lucchesia. Si registrano, infatti, parentele con potenti famiglie romane, come i Colonna ed i Gessi-Mascardi, e con nobili stirpi toscane, quali gli Spada, i Diversi di Lucca, i Barsotti e Guasparini. L'archivio Pellegrini, costituito da 141 unità (23 pergamene, 118 faldoni) fu scoperto nell'ottobre del 1956 da Elio Conti all'epoca archivista di Stato, durante una ricognizione nel territorio di Borgo a Mozzano per verificare l'esistenza di complessi documentari. Il materiale si trovava allora per la maggior parte in casse depositate in cantina e in parte frammisto ai libri a stampa della biblioteca di casa. Alla segnalazione fece seguito il provvedimento di notifica per l'interesse storico delle carte, in base all'elenco stilato da Conti, dell'11 febbraio 1957; notifica che fu poi rinnovata il 9 luglio 1964 "per le notizie relative alla economia agricola, per le ricordanze domestiche, per le notizie sulla chiesa di S. Iacopo, per la cronaca e i documenti delle 'Zittelle Oblate della Regola di S. Francesca Romana' del Borgo". La situazione dell'archivio non risultava però invariata neppure alle successive verifiche di Antonio Romiti del 1972 e del 1981. Nel 2003, un deposito di tutta la documentazione presso l'Archivio di Stato di Lucca, permise nel 2005 a Laurina Busti, funzionaria dell'istituto, di portare a termine il lavoro di riordino e di inventariazione del fondo. Dopo la restituzione alla famiglia proprietaria, l'archivio è rimasto per qualche tempo nel palazzo lucchese di via S. Nicolao, poi nuovamente trasferito a Borgo a Mozzano. Qui nel maggio 2014 l'Amministrazione comunale ne ha concluso l'acquisto insieme all'intera biblioteca depositando il tutto presso la Biblioteca Civica "F.lli Pellegrini".
04 giugno 18:30

ATTS - Associazione Tram Storici Torino (155)

Podcast

Torino 1911. Esposizione Internazionale e nuovi tram

Torino, 1911. Sono trascorsi cinquant’anni dall’unificazione d'Italia e solo quarantuno della presa di Roma. Il 1861 è una data che il Regno d’Italia vuole celebrare. Così, la città di Torino organizza l’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro. Per lo spostamento della folla di visitatori dal Parco del Valentino allo Stadium, l'unico mezzo collettivo di trasporto è il tram. A quell’epoca, Torino dispone di tre gestori di linee tranviarie: oltre all’Azienda Tranvie Municipali, la Società Generale dei Tramways, costituita a Bruxelles e per questo chiamata “Belga”, e la Società Torinese di Tramways e Ferrovie Economiche; le ultime due realtà sono diverse ma di fatto unificate nell’amministrazione. La Belga era presente a Torino sin dagli anni '70 dell'Ottocento, mentre l’ATM era nata nel 1907 dalla municipalizzazione della Società Anonima Elettricità Alta Italia. Nel 1911, Torino dispone già di 260 tram, più 20 giardiniere aperte e 200 rimorchi, che vengono utilizzati su 24 linee urbane. Proprio lo svolgersi dell’Esposizione fa sì che l’ATM decida di potenziare il proprio parco veicoli, ordinando nel 1910 ben 130 nuovi tram e 24 nuovi rimorchi. Anche le società private fanno lo stesso. Tra questi nuovi tram ci sono la 116 e la 209, che ancora oggi sono conservate grazie all’Associazione Torinese Tram Storici.
04 giugno 18:30

Archivio Storico Diocesano di Brescia (53) • Archivissima 2021 (1389)

Podcast

Paola Di Rosa nello ‘spaventoso recinto’ delle colerose

Generazioni nelle epidemie. Uno sguardo dall’Archivio storico diocesano-CARISMI Paola Di Rosa nello ‘spaventoso recinto’ delle colerose (1836) Santa Maria Crocifissa Di Rosa (1813-1855), al secolo Paola di Rosa, vede nascere la sua vocazione proprio durante il colera del 1836 a Brescia. Vuole andare nel lazzaretto a prendersi cura di colerosi…«Vada pur dunque figlia mia nel nome del Signore; dichiaro anzi che, se non mi trattenesse il pensiero di esser padre di famiglia, vorrei seguitarla anch’io » la autorizza il padre Clemente di Rosa. Ricevuto l’assenso anche della direzione dell’ospedale, Paola di Rosa insieme a Gabriella Echenos Bornati «cominciò a frequentare lo “spaventoso recinto”, co­me ella chiamò il luogo, il 24 giugno, nei giorni del massimo infuriare della ma­lattia. Paola, oltre l’intenzione di dedicarsi al conforto religioso delle ammala­te, dovette svolgere tutte le mansioni richieste da tale assistenza, come pulizia, somministrazione di medicine, composizione di cadaveri». Paola “restò nel Lazzaretto… finché cessò il colera, cioè per qualche mese: vi stava, dunque, giorno e notte e non fu colta dal morbo” dichiara nel 1894 Paola Luigia Tedeschi, allora Superiora generale delle Ancelle della Carità, nel Processo Informativo Super Fama Sanctitatis Vitae della futura santa.   Percorso web: https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni Musica: Mozart Sinfonia da Requiem- Lacrimosa
04 giugno 18:30

Archivio Fotografico Lucchese "Arnaldo Fazzi" (627)

Podcast

GIAMPIERO BRANCOLI PANTERA FOTOGRAFO DELL’ARMIR. Francesca Concioni e Filippo Brancoli Pantera raccontano le fotografie conservate nel Fondo Giampiero Brancoli dell’Archivio Fotografico Luc

Il Fondo Giampiero Brancoli, conservato presso l'Archivio Fotografico Lucchese "A. Fazzi", raccoglie oltre 6000 immagini, tra le quali spicca un consistente nucleo di fotografie scattate da Brancoli nel corso della sua permanenza in Russia, come fotografo in forze alla Armata Italiana in Russia (ARMIR). “Mio nonno di lavoro avrebbe sempre voluto fare il fotografo, ma la maggior parte del suo archivio raccoglie gli scatti realizzati in Russia; al ritorno in patria dovette abbandonare il suo sogno per dedicarsi a un’attività più concreta e in accordo con la famiglia (…) Io sono ripartito da lì (…); è così che sono diventato un giornalista e poi un fotografo, perché volevo scrivere sui giornali per dire a mio nonno che il suo sogno era bellissimo e che io avrei fatto di tutto per proseguirlo” scrive il nipote di Giampiero Brancoli, Filippo Brancoli Pantera, nella prefazione al libro di recente pubblicazione che ha dato nuova vita al diario di guerra del nonno [Marco Brancoli Pantera, Giampiero Brancoli Pantera. Fotografo in Russia con l’ARMIR. Diario di vita e di guerra 1940-45, Tralerighe libri, 2020]. Filippo Brancoli Pantera e l'archivista dott.ssa Francesca Concioni raccontano consistenza, contenuti e suggestioni di questo importante fondo fotografico.
04 giugno 18:30

Archivio Storico Umanitaria (89)

Podcast

TECNICA E CUORE ALL’UMANITARIA. Storie di giovani sulla strada dell’emancipazione

Lavoro e Istruzione, l’educazione come lotta alla miseria. Ecco il binomio costante, che la Società Umanitaria ha posto alla base della sua attività lungo tutto il Novecento. L’obbiettivo da raggiungere era sempre lo stesso: qualunque lavoratore, e tanto più se è ancora giovane, ed è quindi un lavoratore “potenziale”, non ha bisogno soltanto di venire “elevato” dal punto di vista morale, intellettuale, professionale. Per allontanare da lui il rischio sempre incombente della disoccupazione bisogna corazzarlo, dandogli tutte le cognizioni, perché possa affrontare, sopportare e vincere le avversità della vita. La sua corazza deve essere l’istruzione. Per questa edizione di Archivissima, zig-zagando tra resoconti e documenti dell’Archivio Storico Umanitaria, abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione su tre generazioni di giovani, che in epoche diverse, con situazioni personali differenti, grazie all’opera inarrestabile di questa istituzione poterono acquisire le conoscenze per cambiare la loro vita e trovare la propria strada nel mondo. Il podcast fa parte della rete "Milanoattraverso" per il progetto "Giovani e diritti sociali a Milano nel '900". Voce narrante: Claudio A. Colombo, responsabile Archivio Storico Umanitaria Letture di: Antonia Olga Moroni e Paolo Fior, Patto per la Lettura del Comune di Milano
04 giugno 18:30

Archivio di Stato di Roma (595)

Podcast

Generazioni di viaggiatori nell'archivio Del Drago

Nel podcast “Generazioni di viaggiatori nell’archivio Del Drago” sono narrate le storie di tre personaggi, due uomini e una donna, che viaggiarono per l’Italia e per il mondo intero tra il Seicento e l'Ottocento. Il primo è il marchese Giovanni Pietro del Drago che nel Seicento si avventurava con un seguito di armati per tutto il centro Italia tra Stato pontificio e Regno borbonico. Conosceremo poi la sua discendente, la marchesa Margherita Sparapani Gentili che viaggiò, verso la fine del Settecento, con la sua carrozza e il cavaliere Alessandro Verri, per l’Italia del nord e del sud. E infine Giovanni Battista del Drago che, tra il 1882 e il 1885, partì per il giro del mondo in tre anni, visitando India, Cina e giungendo fino a Ceylon. Si tratta di tre generazioni diverse di viaggiatori appartenenti tutti alla medesima famiglia romana, i Del Drago. Per narrare queste avventure interrogheremo le fonti che sono custodite nell’archivio della famiglia: i documenti che autorizzavano Giovanni del Drago a spostarsi tra un territorio e l’altro, il diario di viaggio della marchesa Sparapani e le foto acquistate da Giovanni Battista del Drago durante il suo viaggio intorno al mondo. Saranno però i nostri tre protagonisti, intervistati dagli archivisti che custodiscono le loro carte, a raccontarci in prima persona le proprie esperienze di viaggio facendoci guardare il mondo con i loro occhi. Buon ascolto!
04 giugno 18:30

Archivio Storico del Comune di Borgo a Mozzano (589)

Video

Intervista all'Ing. Enrico Marchi erede della storica famiglia Pellegrini alla scoperta dell'archivio di famiglia.

Per la Notte degli archivi il comune di Borgo a Mozzano e la società Innovative Multiservice S.r.l.s. presentano il Fondo Pellegrini conservato presso l'Archivio Storico comunale dell'ente. La Dott.ssa Federica Polito coordinatrice dei servizi della Biblioteca F.lli Pellegrini per la medesima società ci accompagnerà tra le scritture di questa storica famiglia grazie ad una interessantissima intervista all'Ing. Enrico Marchi ultima generazione vivente della stessa nella speranza di interessare le nuove generazioni ed attirare l'attenzione sulla valorizzazione delle proprie radici. La famiglia Pellegrini ha origine certa da Sesto Lucchese dove nel 1450 viveva il capostipite di nome Pellegrino, il cui nipote Paolino si trasferì a Borgo a Mozzano agli inizi del XVII secolo. Proprietari terrieri e padroni di numerosi mulini nella zona di Borgo a Mozzano, dove esiste tuttora il palazzo di famiglia, i Pellegrini si sono distinti nei secoli ed hanno lasciato un notevole contributo culturale e un tesoro artistico di notevole interesse storico. Avvocati, notai, artisti, mercanti di seta a Lione, gonfalonieri e senatori della Repubblica di Lucca, raccolsero nel palazzo di Borgo a Mozzano un patrimonio di grande valore ed in questo contesto la collezione di libri e l’archivio di famiglia rappresentano un bene culturale di primario rilievo, localmente e per la comunità degli studiosi. I Pellegrini, nel corso del tempo, diventarono una famiglia di fama europea, grazie anche a numerosi matrimoni contratti con altre famiglie importanti, non solo della Lucchesia. Si registrano, infatti, parentele con potenti famiglie romane, come i Colonna ed i Gessi-Mascardi, e con nobili stirpi toscane, quali gli Spada, i Diversi di Lucca, i Barsotti e Guasparini. L'archivio Pellegrini, costituito da 141 unità (23 pergamene, 118 faldoni) fu scoperto nell'ottobre del 1956 da Elio Conti all'epoca archivista di Stato, durante una ricognizione nel territorio di Borgo a Mozzano per verificare l'esistenza di complessi documentari. Il materiale si trovava allora per la maggior parte in casse depositate in cantina e in parte frammisto ai libri a stampa della biblioteca di casa. Alla segnalazione fece seguito il provvedimento di notifica per l'interesse storico delle carte, in base all'elenco stilato da Conti, dell'11 febbraio 1957; notifica che fu poi rinnovata il 9 luglio 1964 "per le notizie relative alla economia agricola, per le ricordanze domestiche, per le notizie sulla chiesa di S. Iacopo, per la cronaca e i documenti delle 'Zittelle Oblate della Regola di S. Francesca Romana' del Borgo". La situazione dell'archivio non risultava però invariata neppure alle successive verifiche di Antonio Romiti del 1972 e del 1981. Nel 2003, un deposito di tutta la documentazione presso l'Archivio di Stato di Lucca, permise nel 2005 a Laurina Busti, funzionaria dell'istituto, di portare a termine il lavoro di riordino e di inventariazione del fondo. Dopo la restituzione alla famiglia proprietaria, l'archivio è rimasto per qualche tempo nel palazzo lucchese di via S. Nicolao, poi nuovamente trasferito a Borgo a Mozzano. Qui nel maggio 2014 l'Amministrazione comunale ne ha concluso l'acquisto insieme all'intera biblioteca depositando il tutto presso la Biblioteca Civica "F.lli Pellegrini".
04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 5

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 6

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 7

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 8

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 9

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 10

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 11

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio1

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 2

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 3

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival - episodio 4

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 1

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 2

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 3

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 4

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 5

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 6

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 7

04 giugno 18:30

Sistema Documentario Giffoni 50 (655)

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Cinegiornale Giffoni Film Festival 2015 - episodio 8

04 giugno 18:30

Archivio Storico Diocesano di Brescia (53)

Podcast

Generazioni nelle epidemie. Uno sguardo dall’Archivio storico diocesano

A peste, fame et bello libera nos, Domine Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po' di retorica. Nel primo caso l'abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio (Albert Camus, La peste)   Ogni generazione si connota a seconda del suo tempo: nel secolo appena trascorso c’è stata la generazione ‘della guerra’ e quella del ‘boom’ economico, quella del ‘Sessantotto’ e quella degli ‘yuppy anni Ottanta’ e via così. Gli adolescenti di oggi potrebbero essere quelli ‘del Covid e della Dad’, una generazione nell’epidemia. Le epidemie, come tutti gli eventi epocali, hanno segnato, nel corso dei secoli, le grandi dinamiche sociali e le piccole vite di ognuno. Peste, lebbra, tifo, vaiolo, colera, influenze particolari: questi ‘flagelli’ hanno un impatto formidabile sulla demografia, sullo sviluppo sociale ed economico, sulla cultura di un popolo. Tutto questo lo leggiamo dai nostri documenti: uno sguardo che abbraccia le azioni e le opere dei ‘grandi’ per arrivare alla quotidianità dei ‘piccoli’. È la storia del quotidiano, quella che non appare sui libri di storia, che si incrocia o va in parallelo agli eventi. È anche il cammino della chiesa che si prende cura degli uomini e delle donne, che si accompagna a loro attraverso la storia, a partire da conoscenze scientifiche ridotte, con linguaggi differenti, attraverso carismi diversi, ma con costante vicinanza e prossimità all’uomo, nella sua interezza.  Musica: Dies Irae dal Requiem di Mozart L’evento digitale proposto si compone di:   Podcast n. 17 podcast di lettura attorale, corredati dalle immagini dei documenti e dai testi organizzati in ambiti tematici: - La malattia - Il contagio - Vaccinarsi - Carestia ed epidemie - Carismi - Arte e devozione - Linguaggi - Luoghi   n. 1 podcast con Speech a cura di Vesna Cunja, storica, di introduzione alle epidemie: Di generazione in generazione…   Percorso web Un percorso di approfondimento cronologico e tematico circa le epidemie sul territorio bresciano lungo i secoli, a cui si accede dal link https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni   Video Video introduttivo all’Archivio Storico Diocesano di Brescia. Speech a cura di Federica Barone – Università Cattolica del S.Cuore: Epidemie in città. Il caso di due parrocchie del centro storico Si ringrazia l’Associazione Filarmonica ‘Isidoro Capitanio’ di Brescia (http://www.filarmonicacapitanio.it ) per la gentile concessione dei brani musicali eseguiti dalla Banda Cittadina
04 giugno 18:30

Sistema Archivistico della Comunità Montana di Valle Trompia (54)

Video

Andata e ritorno per un pugno di sale - Sistema Archivistico di Valle Trompia

Il Sistema Archivistico della Comunità Montana della Valle Trompia in collaborazione con il Comune di Collio partecipa ad Archivissima La Notte degli Archivi 2021, con un Video di presentazione di una vicenda documentata nell'archivio storico comunale. I drammatici eventi narrati che si sono svolti tra il 1869 e il 1873 tra la Valle Trompia, la Valle Sabbia, la Valle del Chiese, Firenze e Modena hanno avuto come protagonisti un gruppo di giovani triumplini originari dei Comuni di Collio, Bovegno e Pezzaze (alta Valtrompia) contrabbandieri occasionali di sale. I fatti documentati sono divenuti spunto per alcuni laboratori didattici "Oceani" promossi dal Sistema Archivistico negli Istituti Superiori. Esperienze di ricerca storico didattica confluite successivamente nel PCTO del Liceo Moretti di Gardone Val Trompia negli anni scolastici 2019-20/2020-21 con l'obiettivo di approfondire e contestualizzare i fatti con il fine di realizzare sei vele per la divulgazione della vicenda. Tutto ciò avveniva mentre attori e musicisti tramutavano le medesime vicissitudini testimoniate dai documenti storici, in spettacolo teatrale e brano musicale. Il tema Generazioni promosso da Archivissima 2021 è stato percepito ed interpretato immediatamente come un richiamo al legame profondo sviluppatosi tra i giovani protagonisti della vicenda ottocentesca e i giovani studenti, attori e musicisti di oggi che hanno conosciuto, analizzato e rielaborato quei drammatici fatti. Un invisibile ponte delineatosi tra due generazioni che seppur distanti nel tempo e per condizioni, ha indotto tutti a pensare e organizzare la partecipazione senza esitazioni ad Archivissima. Una convinzione che ha inoltre spinto a dedicare la partecipazione ad Archivissima a Battista, Gaudioso, Giovanni, Luigi e Nazzaro vittime nei primi anni del regno d'Italia e ricordare al contempo la figura di Giulio Regeni, un giovane di oggi vittima di odierne ingiustizie. Nel tempo l'esperienza condotta sta assumendo la fisionomia di un vero e proprio progetto culturale partecipato dal titolo "Andata e ritorno per un pugno di sale" con azioni correlate e condotte anche in modo autonomo al punto che si sta prospettando la valorizzazione di una Via del Sale intervalliva tra Valle Trompia-Valle del Caffaro-Valle Sabbia lungo il tracciato dei giovani contrabbandieri occasionali.
04 giugno 18:30

Archivio storico dell'Istituto degli Innocenti di Firenze (664)

Podcast

La storia di Amos, un Nocentino in cerca delle proprie radici

Attraverso le carte dell'Archivio storico dell’Istituto degli Innocenti è stato possibile ricostruire la storia di Amos, un ex Nocentino, abbandonato a pochi giorni dalla nascita, che più volte nella sua vita ha manifestato il desiderio di conoscere le proprie origini. Desiderio che si è rafforzato durante la sua esperienza come soldato nella Grande Guerra. Non si è arreso davanti ai “no”, ma ha cercato con ogni mezzo a sua disposizione di arrivare alla verità. La ricerca delle informazioni sul proprio passato, nel tempo, è divenuto uno dei diritti indispensabili per la costruzione dell'identità della persona, un tema che accomuna tutte le generazioni. Trattandosi di diritto fondamentale, la ricerca delle origini si annovera tra i temi centrali delle attività dell’Istituto degli Innocenti. Storicamente chiamato Ospedale di Santa Maria degli Innocenti di Firenze, l’ente è tra le istituzioni pubbliche italiane più antiche dedicate alla tutela dei bambini. Fondato nel XV secolo sotto il patronato dell’Arte della Seta e su progetto di Filippo Brunelleschi, l’Ospedale aveva come scopo l'assistenza degli esposti, ossia dei bambini abbandonati da genitori ignoti. Da allora gli Innocenti non hanno mai smesso di occuparsi di infanzia. Oggi l’Istituto offre servizi educativi e sociali per bambini e madri, promuove i diritti delle giovani generazioni attraverso studi e attività informative e formative; collabora con istituzioni e organizzazioni a livello locale, regionale, nazionale e internazionale nelle politiche per l’infanzia, l’adolescenza e la famiglia.
04 giugno 18:30

Archivio Generale della Federazione delle Clarisse Urbaniste d'Italia (92)

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Sapori e saperi. Un ponte fra le generazioni

Com’era la vita all’interno delle mura del Monastero di Santa Rosa? Quali oggetti hanno generato e lasciato ai posteri le monache attraverso il loro operato? Con questo video risponderemo a questa domanda, puntando l’attenzione su alcuni aspetti della quotidianità: la cucina e le attività artigianali. Lo studio dei documenti d’archivio – Abbadessati e Camerlengati – insieme alle ricerche condotte sulle testimonianze materiali – utensili da cucina, strumenti di lavoro, modelli – offre uno sguardo nuovo sulla scansione del tempo nella clausura: si genera così un racconto sfaccettato della vita monacale. Nelle cucine fra utensili e organizzazione dei pasti le camerlenghe governano la gestione del vitto; nei laboratori stoffe e fili di carta concorrono alla creazione dei reliquiari della santa. Saperi che si incontrano negli ambienti del monastero e che oggi possono testimoniare una fervida attività che può essere di esempio per le nuove generazioni. È proprio la memoria della vita quotidiana del monastero che può offrire spunti di riflessione per riappropriarsi delle conoscenze del passato e riallacciarle alla contemporaneità attraverso un racconto partecipato che dalle mura del Monastero condurrà all’esterno, in quei luoghi dove ancora si producono fiori di stoffa e si usa la tecnica della filigrana di carta per realizzare opere d’arte contemporanea. Una connessione tra le generazioni di cui si è smarrita la traccia e che può essere riallacciata attraverso le testimonianze dell’Archivio del Monastero di Santa Rosa.
04 giugno 18:30

Archivio Storico Diocesano di Brescia (53)

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Epidemie in città. Il caso di due parrocchie del centro storico

Generazioni nelle epidemie. Uno sguardo dall’Archivio storico diocesano di Brescia Epidemie in città. Il caso di due parrocchie del centro storico Speech a cura di Federica Barone – Università Cattolica del S.Cuore: A partire dal 1815 la città e la provincia di Brescia entrarono a far parte del Regno Lombardo-Veneto. I parroci divennero ufficiali di stato civile, con obbligo di tenuta dei registri dello stato civile e dell’anagrafe. Analizzando in particolare i registri delle parrocchie del centro città emerge che la popolazione dell’epoca era composta prevalentemente da persone addette in varie botteghe, ma molti invece erano salariati nel settore agricolo. In questo periodo la medicina e la capacità di fare diagnosi erano ancora poco sviluppate, si basavano su dati sintomatici soggettivi ed obiettivi, individuati del medico. Le cause di morte riportate nei registri erano varie: malattie, incidenti, ma anche riferimenti alla criminalità e morti violente o agli animali selvatici. La nostra ricerca ha posto l’accento sulle epidemie che si sono diffuse nella città di Brescia e nella provincia. In particolare dall’analisi dei registri dei defunti delle due parrocchie nel periodo 1815-1856 è emerso che nella parrocchia dei SS. Faustino e Giovita il totale dei defunti era di 7.909 di cui 355 di colera, mentre nella parrocchia S. Maria in Calchera il totale dei defunti era di 2.314 di cui 128 di colera. Va sottolineato il fatto che negli anni 1848-49 si registra la difficoltà per i parroci di tenere annotazione delle morti a causa dei tumulti. Vivere nella città di Brescia del primo Ottocento non era affatto facile. Diversi avvenimenti negativi tra cui, epidemie, carestie, crisi e guerre si sono scagliate sulla città colpendo violentemente i suoi abitanti. Percorso web Un percorso di approfondimento cronologico e tematico circa le epidemie sul territorio bresciano lungo i secoli, a cui si accede dal link presente in tutti i podcast https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni
04 giugno 18:30

Archivio Storico Diocesano di Brescia (53)

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E finalmente…fuori dall’epidemia!

Generazioni nelle epidemie. Uno sguardo dall’Archivio storico diocesano-ARTE E DEVOZIONE E finalmente…fuori dall’epidemia! (1837) Brescia, 1837. Carteggio relativo ai festeggiamenti tenutisi per lo scioglimento del voto fatto alle SS. Croci in occasione dell’epidemia di colera. [Fondo Compagnia delle Sante Croci, busta A20, fascicolo 118]   Le Sante croci liberano dall’epidemia: si fa festa! Così è avvenuto in occasione del colera del 1836 ma sono molte le processioni straordinarie documentate perché cessassero le calamità di ogni tipo e per scongiurare le pestilenze. La Compagnia dei Custodi delle Sante Croci è un ordine cavalleresco fondato nel 1520 con lo scopo di amministrare e salvaguardare il Tesoro delle Sante Croci, beni di grande valore storico e religioso conservato nella cappella omonima, nel transetto nord del Duomo vecchio. Il Tesoro è menzionato per la prima volta in una disposizione del Comune di Brescia del 1251 (o 1260) ma secondo la leggenda, risalente al 1400, durante la traslazione dei corpi dei Santi Faustino e Giovita (9 maggio 806), i loro resti avrebbero miracolosamente trasudato sangue. Il duca Namo, ammalato di lebbra e presente quel giorno, si convertì di fronte all’evento prodigioso ed ottenne la guarigione dal suo terribile male; fattosi poi monaco benedettino, donò a Brescia la Reliquia del Legno Santo della Croce, tesoro che aveva ricevuto da Carlo Magno in persona, il quale a sua volta l’aveva avuto in dono dall’Imperatore di Costantinopoli. Percorso web: https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni Musica: Halleluja di Handel
04 giugno 18:30

Fondazione Achille Marazza ONLUS (76)

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L’aurea regola. Viaggio tra i disegni degli architetti Molli

Per l’edizione 2021 de LA NOTTE DEGLI ARCHIVI, la Fondazione Achille Marazza presenta gli archivi dei tre architetti Giovanni, Stefano e Alessandro Molli: professionisti appartenenti a tre generazioni diverse che hanno caratterizzato la storia dell’architettura otto-novecentesca in Piemonte, nell’Italia settentrionale ma anche all’estero. -Giovanni Molli (1799 - 1865), figlio del giureconsulto e storico Carlo Antonio e di Teresa Bartoli, fu più volte sindaco di Borgomanero. Nel fondo si conservano perlopiù progetti di edifici religiosi e civili del novarese. -Stefano Molli (1858–1916), figlio di Giovanni e di Brigida Vertemati, progettò opere in tutto il Piemonte – tra cui alcuni padiglioni per l’Esposizione Internazionale di Torino del 1911 - ma anche in Siria, Turchia, Albania, Brasile e Cina per le Opere Missionarie. -Alessandro Molli-Boffa (1893 - 1980), figlio di Stefano e Angelina, fu professore di architettura, mutilato di guerra e decorato con medaglia di bronzo al valor militare nel corso della Prima Guerra Mondiale. Nel 1974 donò alla Fondazione Marazza gli archivi di famiglia e la preziosa antica biblioteca. I tre fondi furono riordinati e inventariati nel 2014 a cura delle archiviste Marinella Bianco, Rosanna Cosentino, Teresa Torricini per Acta Progetti s.n.c., con il contributo della Regione Piemonte e il coordinamento scientifico della Soprintendenza Archivistica per il Piemonte e la Valle d’Aosta. Gli inventari, corredati da un’appendice fotografica, sono consultabili online sul sito della Fondazione Marazza all’indirizzo https://www.fondazionemarazza.it/archivi-2/
04 giugno 18:30

Rete Archivi Pisani (767)

Podcast

Generazioni in conflitto

La Rete archivistica della Provincia di Pisa, anche se il titolo gioca volutamente a far pensare a conflitti relativi a ideali e aspetti culturali di cui ogni generazione è stata portatrice, vuole qui raccontare la storia di molti ragazzi che sono stati chiamati a dare il loro contributo in conflitti armati nel periodo che va dall'inizio '800 alla Seconda guerra mondiale. Le ultime generazioni di italiani stanno vivendo, fortunatamente, un lungo periodo di pace: ma la storia ci insegna che non è quasi mai stato così. Fino alla recente abolizione della leva obbligatoria, molte generazioni di persone hanno prestato servizio militare per essere pronte, se necessario, a compiere il loro dovere: combattere. Ci è parso doveroso dare voce ad alcuni di quei milioni di ragazzi che fino alla metà del XX secolo sono stati chiamati sui campi di battaglia di tutto il mondo a causa dell'elevata conflittualità di cui sono stati protagonisti gli stati preunitari italiani e il nostro stato unitario, così come tantissimi stati europei ed extraeuropei. Si va dai combattenti della Grande Armée (Giuseppe Soriani di Calcinaia e Francesco Miano di Montopoli, poi disertore) passando per l'illustre filosofo sanminiatese Augusto Conti volontario a Curtatone e Montanara. L'incitamento di Ricasoli all'arruolamento volontario nel 1859 fa da tramite tra periodo preunitario e postunitario, dove troviamo Francesco Mengali di San Giuliano, volontario nel conflitto franco-prussiano. Troviamo poi tanti giovani caduti da eroi nella Grande Guerra (i fratelli Marconcini di Pontedera, i fratelli Disperati di Buti, la medaglia d'oro al valore militare Torquato Cardelli di Lari) o scampati alla morte (come Alfredo Casarosa di Cascina), non dimenticando il sacrificio di tanti ragazzi nel secondo conflitto mondiale da dove ci giunge la voce di un prigioniero di Vicopisano. Tante generazioni di persone, tutte portatrici dei propri valori, ideali, speranze, coraggio, paure: distanti cronologicamente ma accomunate da un medesimo stato d'animo che appiana le differenze e azzera il tempo. Per questo il racconto è stato costruito in ordine sparso, idealmente consegnando all'ascoltatore un'unica, grande, generazione in conflitto.
04 giugno 18:30

Archivio ASP Paolo Ricci (678)

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Il restauro della Cappellina dei Marchesi Ricci a Civitanova Marche Alta

L’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “ASP Paolo Ricci”, partecipa alla “Notte degli Archivi” di “Archivissima 2021” con la presentazione di un microfilm che ha come tema il lungo lavoro di restauro che ha consentito il completo recupero della Cappellina della famiglia dei Marchesi Ricci presso l’ala storica del Cimitero di Civitanova Marche Alta, ereditata a seguito di lascito testamentario di Giannina Udina, vedova Ricci, vedova Cima, che nel 1961, alla sua morte, donò tutto il suo patrimonio all’Ente. Il progetto, eseguito nel rispetto delle disposizioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio e delle volontà testamentarie della benefattrice, ha consentito di ridonare alla città un prezioso manufatto storico, riportandolo al suo originario splendore e ai fasti di un’ epoca che ne ha segnato il valore simbolico oltre il profilo artistico ed architettonico. Fulgidi echi di un passato che continuano a generare nuova linfa, quale fattore fondativo ed identitario del senso di appartenenza ad una comunità e del suo senso civico, rinvenibile anche nel vissuto e nelle opere ed azioni di alcuni membri di questa famiglia che hanno avuto un importante ruolo nello sviluppo del walfare cittadino e in ambito sia storico-politico che socio-culturale. Abbiamo cercato di declinare i contenuti del nostro archivio sul tema “Generazioni” a partire da alcune immagini del nostro fondo fotografico che rappresentano le diverse generazioni che si sono susseguite nel ramo civitanovese della famiglia dei Marchesi Ricci che riposa nella Cappellina, raccontandone il vissuto. Il progetto di restauro, la sua realizzazione e presentazione nel 2019 hanno generato nuovi contenuti rappresentativi del legame che queste generazioni hanno avuto non solo con la realtà civitanovese ma anche con l’ASP Paolo Ricci; un legame che si rinsalda e rigenera ogni giorno a partire dalle sue radici, riflettendosi anche nei simboli artistici ed architettonici e nei servizi che l’Ente eroga, che hanno avuto una spinta importante anche a seguito del lascito testamentario elargito per perpetuare la memoria dell’ultimo erede di famiglia, “Paolo Ricci”, nel sociale. Di questo è testimonianza l’Archivio dell’Ente, che anche in questo senso è ponte tra passato, presente e futuro. Fu così che dall’originario orfanotrofio femminile si è avuta nel tempo una evoluzione che ha permesso all’Ente di erogare nuovi servizi in diversi ambiti fino alla trasformazione in Azienda Pubblica di Servizi alla Persona. Nel microfilm le riproduzioni video si intervallano ad immagini di documenti di archivio ed entrambi agli interventi dei narratori con effetti di dissolvenza.
04 giugno 18:30

Archivio gentilizio Caetani di Sermoneta (46)

Video

L’archivio in gioco

Documentario scritto e diretto da Idalberto Fei
04 giugno 18:30

Rete Archivi del Presente - Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia Romagna (656)

Podcast

“Che storia, siamo noi! Cronache dagli archivi del presente” – Archivio di Stato di Bologna

La Rete archivi del presente è una rete informale coordinata dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna nata dall’iniziativa di alcuni archivi bolognesi interessati a promuovere la conoscenza e l’accesso al patrimonio archivistico contemporaneo conservato nei propri istituti. Da maggio 2021 la Rete ha un proprio spazio nella programmazione della radio web dell’Istituto per ciechi Francesco Cavazza di Bologna, Radio Oltre. All’interno di una programmazione radio totalmente rinnovata e aperta a tutti, la Rete propone infatti una serie di puntate dal titolo “Che storia, siamo noi! Cronache dagli archivi del presente”, con cui intende farsi conoscere, raccontando le iniziative realizzate e presentando la propria filosofia, il metodo di lavoro, i temi indagati, tutti legati alla storia del territorio bolognese del nostro più o meno recente passato. Gli archivi sono i preziosi serbatoi di documenti e vicende che hanno caratterizzato la nostra storia e che raccontano la nostra memoria e i nostri percorsi fino all’oggi. Laboratori privilegiati di indagine, con un approccio multidisciplinare e aperto, gli archivi si raccontano quindi a loro volta, ciascuno in trenta minuti, come istituzioni e luoghi della storia, per aprire al pubblico le proprie porte e farsi sentire vicini. Con interviste, percorsi di ricerca, letture drammatizzate di documenti, uniti a musiche e rumori scelti di volta in volta in relazione ai contenuti narrati, l’obiettivo della programmazione (a partire da settembre 2021) è quello di far conoscere la Rete e la ricchezza e diversità degli archivi che ne fanno parte. Questo podcast è dedicato all’Archivio di Stato di Bologna, e al fantasma che si aggira fra i suoi depositi!
04 giugno 18:30

Rete Archivi del Presente - Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia Romagna (656)

Podcast

“Che storia, siamo noi! Cronache dagli archivi del presente” – Che Rete, siamo noi!

La Rete archivi del presente è una rete informale coordinata dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna nata dall’iniziativa di alcuni archivi bolognesi interessati a promuovere la conoscenza e l’accesso al patrimonio archivistico contemporaneo conservato nei propri istituti. Da maggio 2021 la Rete ha un proprio spazio nella programmazione della radio web dell’Istituto per ciechi Francesco Cavazza di Bologna, Radio Oltre. All’interno di una programmazione radio totalmente rinnovata e aperta a tutti, la Rete propone infatti una serie di puntate dal titolo “Che storia, siamo noi! Cronache dagli archivi del presente”, con cui intende farsi conoscere, raccontando le iniziative realizzate e presentando la propria filosofia, il metodo di lavoro, i temi indagati, tutti legati alla storia del territorio bolognese del nostro più o meno recente passato. Gli archivi sono i preziosi serbatoi di documenti e vicende che hanno caratterizzato la nostra storia e che raccontano la nostra memoria e i nostri percorsi fino all’oggi. Laboratori privilegiati di indagine, con un approccio multidisciplinare e aperto, gli archivi si raccontano quindi a loro volta, ciascuno in trenta minuti, come istituzioni e luoghi della storia, per aprire al pubblico le proprie porte e farsi sentire vicini. Con interviste, percorsi di ricerca, letture drammatizzate di documenti, uniti a musiche e rumori scelti di volta in volta in relazione ai contenuti narrati, l’obiettivo della programmazione (a partire da settembre 2021) è quello di far conoscere la Rete e la ricchezza e diversità degli archivi che ne fanno parte. Questo podcast è dedicato alla presentazione della Rete archivi del presente.
04 giugno 18:30

Fondazione Nuto Revelli (115)

Podcast

I luoghi e le storie: verso nuove geografie di comunità

La Fondazione Nuto Revelli e il Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita dello scrittore, in collaborazione con la Rete Italiana di Cultura Popolare - Portineria di Comunità e il Polo del 900, hanno organizzato a Torino la mostra fotografica Ricordati di non dimenticare, Nuto Revelli, una vita per immagini curata da Paola Agosti e Alessandra Demichelis. L’allestimento, sotto i portici di Piazza della Repubblica, ripercorre attraverso le fotografie e i testi la vita dello scrittore Nuto Revelli che fu alpino in Russia, partigiano e ricercatore della memoria contadina: un dispositivo che mette in comunicazione un raccoglitore di storie che praticò l’ascolto come atto politico per ridare voce a chi non l’aveva e una comunità, quella di Porta Palazzo, in cui le storie raccolte dal Portale dei Saperi della Rete mettono in comunicazione le persone, coltivando relazioni. Tra le diverse attività previste per la promozione della mostra, è stato realizzato il podcast Luoghi della Resistenza di ieri e di oggi che attraverso il dialogo tra Beatrice Verri (Fondazione Nuto Revelli), Alessio Giannanti (Archivi della Resistenza di Fosdinovo) e Viola Ottino (Rete Italiana di Cultura Popolare), propone un ragionamento sul rapporto fra la Storia e i luoghi dove si raccolgono le storie di chi li abita, che spesso divengono essi stessi testimoni ed attivatori di memoria, in particolare nelle giovani generazioni.
04 giugno 18:30

Pietre della Memoria (654)

Video

Studenti in viaggio nella Memoria

Pietre della Memoria é un archivio online e, oltre alle schede di censimento di Monumenti, cippi lapidi a ricordo di Caduti ed episodi delle guerre mondiali, raccoglie sul canale YouTube dedicato testimonianze audio e video sullo stesso tema. Pietre della Memoria si presenta con questa prima “Raccolta di filmati” realizzati dagli studenti delle scuole primarie di Rapallo, di Calice e della scuola secondaria di I grado di Dozza. Filo conduttore è dato dalla scoperta che viene fatta dai giovani attraverso itinerari di testimonianze incise sulla pietra presenti nei luoghi in cui vivono: nei parchi dove giocano, lungo le strade che percorrono ogni giorno e di cui non sapevano esistenza o significato, oppure di cui passando, per abitudine non si accorgevano. Nel Parco della rimembranza di san Michele di Pagana gli alunni leggono i nomi dei giovani caduti durante la Grande Guerra, divengono consapevoli del triste destino di tanti giovani di altre generazioni, ritrovano con sorpresa sulle lapidi della seconda guerra mondiale cognomi della loro comunità e si rendono conto che la guerra ha dunque colpito famiglie a loro vicine. Gli studenti di Calice, mettono invece a confronto le testimonianze dei nonni con i racconti incisi sulle pietre del paese in cui vivono, che vanno a cercare in un itinerario della Memoria, e che ora guarderanno con occhi diversi. I giovani di Dozza, più grandi, con linguaggio tipico della loro età, fanno parlare i protagonisti di quei sanguinosi eventi, dando voce a giovani che, loro coetanei, sono andati in montagna lasciando gli affetti, o a soldati che, di fronte alla scelta se collaborare o no con il nemico, hanno preferito rinunciare a un pezzo della loro vita, a tutta intera la loro vita diventando prigionieri, o morendo nei campi di concentramento.
04 giugno 18:30

Pietre della Memoria (654)

Video

La Memoria creativa degli studenti

Pietre della Memoria é un archivio online e, oltre alle schede di censimento di Monumenti, cippi lapidi a ricordo di Caduti ed episodi delle guerre mondiali, raccoglie sul canale YouTube dedicato testimonianze audio e video sullo stesso tema. Pietre della Memoria presenta questa “Raccolta di filmati” realizzati dagli studenti della primaria Faiani di Ancona, dell’Istituto Olivetti di Fano, della primaria di Talamello e della scuola media Lepido di Reggio Emilia che hanno partecipato al Concorso” Esploratori della Memoria”. Il filo conduttore di questa raccolta è dato dal linguaggio e dagli strumenti che i giovani studenti usano per raccontare la storia. Ogni generazione ogni età ha i propri linguaggi e alunni degli anni 2000 usano strumenti nuovi e originali per raccontare eventi, per esprimere i propri pensieri e le sensazioni che accompagnano il loro incontro con gli avvenimenti di guerra che la storia ci racconta. Gli alunni della IC Primaria Faiani di Ancona affidano le loro riflessioni sulla guerra, e sui danni che procura, alla storia vera dell’orso Vajtek raccontata con una striscia di disegni. L’orso, diventato mascotte dei reparti polacchi che liberarono Ancona, è finito in uno zoo di Londra ma nel capoluogo marchigiano c’è un monumento che lo ricorda. Gli studenti dell’istituto Olivetti di Fano ci offrono un cartone animato per affidare a noi e agli altri studenti il racconto del nonno che da bambino ha vissuto la guerra. Gli alunni della Primaria di Talamello, simulando un collegamento televisivo, colgono il pretesto della Pokemon-mania per descrivere quella che per loro è diventata la Pietredellamemoria-mania: la ricerca che ha letteralmente coinvolto gli studenti della scuola, che per tre anni consecutivi hanno censito con impegno ed entusiasmo tutte le pietre, sono 70, del territorio di 18 comuni per un’estensione di 935km quadrati di territorio, a cavallo delle province di Rimini e Forlì Cesena. Gli studenti della scuola media Lepido hanno invece hanno realizzato un collage di immagini di repertorio, disegni e fotografie raccolte dall’archivio del Regio liceo di Reggio Emilia per far rivivere attraverso il racconto gli studenti del 1915 che partono per il fronte e sono ricordati in una lapide nell’atrio della scuola.
04 giugno 18:30

Archivio di Stato di Pisa (621)

Video

I BRACCI CAMBINI DI PISA. Confronti e scontri in famiglia tra la fine del XVII secolo e l’Unità d’Italia

La ricerca storica che sottende alla realizzazione del video, intende, attraverso tre blocchi cronologici ben definiti, analizzare i cambiamenti intervenuti nelle relazioni fra consanguinei nella famiglia Bracci Cambini di Pisa Il primo periodo va dalla fine del XVII secolo agli anni ’30 del ‘700 con riferimenti ad avvenimenti del primo decennio del 1600 , che saranno determinanti per la storia della famiglia, il secondo si snoda tra metà e fine del XVIII secolo e, infine l’ultimo va dagli anni ’50 del 1800 fino agli anni postunitari Viene messo in luce, attraverso la voce stessa dei protagonisti (ripresa da libri di ricordi, memorie, epistolari) l’evolversi dei rapporti tra genitori e figli, tra moglie e marito, tra fratelli, tra zii e nipoti, ripercorrendo i mutamenti avvenuti nel costume e gli effetti della legislazione nel corso dei secoli, come ad esempio il diritto di primogenitura e le conseguenti imposizioni e soprusi esercitati nei confronti dei figli cadetti e delle figlie femmine. Viene analizzata la morigeratezza delle abitudini e dello stile di vita tra fine ‘600 e inizio ‘700 per giungere a un certo libertarismo e smodatezza alla fine dello stesso secolo, per poi proseguire fino alla ribellione alle regole che perpetuano lo stato di soggezione degli ultimi nati , negli anni in cui si realizza l’Unità d’Italia. Questo percorso si snoda nell’ambito di una famiglia benestante di Pisa di origine mercantile, dalle velleità nobiliari : i Bracci Cambini.
04 giugno 18:30

Pietre della Memoria (654)

Podcast

Pietre della Memoria - Gli studenti di oggi incontrano studenti e docenti caduti per le guerre

Nell’archivio digitale www.pietredellamemoria.it sono pubblicate schede di censimento di monumenti, lapidi, cippi ed altro ancora delle due guerre mondiali e della guerra di Liberazione. Tra queste ce ne sono diverse che, censite dagli studenti, riguardano studenti e docenti di altre generazioni tragicamente scomparsi per fatti di guerra. Vogliamo farvi conoscere alcune di queste Pietre censite nell’ambito del concorso per le scuole Esploratori della Memoria. Usiamo dunque idealmente la mappa di geo localizzazione per questo percorso della Memoria che studenti molto curiosi hanno preparato per noi. A Parma scopriamo la storia piano la storia di Michele Vitali Mazza; a Modena una lapide racconta di nove studenti diciottenni che partirono volontari per non ritornare; a Perugia gli Esploratori hanno incontrato la lapide che ricorda Enrico Pernossi, brillante studente di Giurisprudenza; ad Ancona gli studenti del Liceo Rinaldini hanno scoperto la tragica storia dei due fratelli Giacomo e Sergio Russi morti nel campo di Meppen-Versen; una lapide censita a Monza racconta agli studenti del liceo Artistico Nanni Valentini di Monza la storia di Giannantonio Citterio, alunno dello liceo Zucchi morto in Val d'Ossola combattendo nel febbraio del 1944; a Bologna gli studenti del Liceo Muratori San Carlo hanno scoperto un busto posto nell’atrio del palazzo Poggi sede dell’Università che ricorda Giacomo Venezian, morto al comando del suo reparto durante un assalto alle postazioni austriache a Castelnuovo del Carso nel novembre 1915; e sempre a Modena i liceali del Muratori hanno censito la lapide che ricorda la costituzione della ”scuoletta ebraica” formata dagli alunni ebrei della scuola Andreoli e le successive vicessitudini dovute alle leggi razziali.
04 giugno 18:30

Archivio dell'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi" (616)

Podcast

Una nuova generazione di volontari, tutti con ottime referenze

Il volontarismo garibaldino è uno dei miti più affascinanti dell’epopea risorgimentale, il cui protagonista indiscusso fu Giuseppe Garibaldi. Nell’estate del 1881, quando l’Italia unita era una realtà, Menotti Garibaldi, figlio primogenito dell’eroe e presidente della Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie di Roma, indiceva un nuovo, singolare arruolamento: quello degli Allievi volontari. Si rivolgeva ai giovani tra i 15 e i 30 anni e suscitò un vespaio di polemiche che coinvolse il mondo politico e l’opinione pubblica, con una vasta eco sulla stampa dell’epoca, compresa quella dell’Impero Austro-Ungarico. Dopo circa un mese, nel Consiglio dei Ministri del 10 settembre il Presidente del Consiglio, Agostino Depretis, dichiarò che la formazione degli Allievi volontari doveva essere impedita come illegittima. A un breve dibattito seguì la votazione: il parere di Depretis fu accettato con 5 voti su 2. La Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia di giovedì 15 settembre 1881 si apriva con questa nota: “A togliere qualsiasi dubbio sulle intenzioni del Governo circa l’organizzazione di Allievi volontari, ideata e cominciata dalla Società dei Reduci delle Patrie Battaglie in Roma, e altrove imitata da altre Associazioni, dobbiamo dichiarare che il Governo del Re, considerando che la formazione di simili corpi organizzati a scopo militare non è consentita dalle nostre leggi, ed offende una essenziale prerogativa dello Stato, non può né ammetterla né tollerarla. In questo senso ha dato le sue istruzioni alle autorità politiche”. L’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” conserva nel suo Archivio alcune centinaia di schede di iscrizione di Allievi volontari compilate nel 1881, cartelline sulla cui prima pagina, sotto l’intestazione, sono riportati i dati dell’allievo: cognome e nome, luogo e data di nascita, paternità, condizione, stato civile e domicilio. Il documento è completato dalla data, dal numero di matricola e dalla firma del richiedente, oltre all’eventuale presentazione da parte di uno o più soci. All’interno delle cartelline potevano essere inseriti documenti integrativi, come il permesso di uno dei genitori se l’allievo era minorenne, certificati di nascita o di buona condotta, presentazioni. Particolarmente interessanti sono le referenze stilate dai datori di lavoro. Infatti solo una piccola percentuale degli allievi risulta studente e ancora di meno sono quelli che si definivano possidenti. Quasi tutti gli altri, anche se giovani o giovanissimi, erano inseriti nel mondo del lavoro. Per approfondimenti, v. Cinzia DAL MASO, Gli allievi volontari di Menotti Garibaldi (1881), Roma, Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”, Quaderni Storiografici, n. 46, 2016.
04 giugno 18:30

Archivio storico di Lesa (762)

Podcast

Le botteghe

"Le valorose ragazze di Lesa: storie di donne del Novecento" è un lavoro compiuto da più menti e da più mani, nell’estate del 2019, a cura dell'Associazione Terra di Confine di Lesa, sul Lago Maggiore. Ci sono i ricordi e le testimonianze delle donne di Lesa che abbiamo raccolto in diversi modi: interviste composte da domande predefinite, chiacchiere accompagnate da pasticcini, racconti resi durante camminate all’aperto a rivedere i luoghi, dialoghi sotto il portico di casa. Nella maggioranza dei casi, abbiamo parlato con i figli, i nipoti, le vicine di casa di una volta, le amiche, le sorelle delle protagoniste, ma abbiamo anche avuto la fortuna di incontrarne qualcuna di persona, nonostante l’età avanzata e qualche temporaneo ricovero in ospedale. Nessuna delle donne contattate si è rifiutata di raccontare: bastava spiegare in breve il nostro progetto, per ottenere una storia. Anzi, in paese si è ben presto sparsa la voce, e le donne indicavano e proponevano altre donne che sicuramente conoscevano meglio questo o quel fatto. Abbiamo scelto di trasformare le loro testimonianze in una narrazione, che mantenesse il più possibile la vitalità e, allo stesso tempo, la leggerezza delle loro parole. Per questo, qua e là compaiono termini in dialetto ed espressioni colloquiali, che appartengono ad un linguaggio quotidiano, semplice e diretto. Anche quando riferivano di sofferenze o dolori, le nostre valorose ragazze non smettevano di sorridere un po’, perché stavano parlando della loro giovinezza o di una persona cara che non c’è più, con un velo di malinconia, ma con la consapevolezza di aver superato tutto, anche le fatiche più grandi. I capitoli in cui abbiamo suddiviso il libro sono aperti da introduzioni di carattere storico, che inquadrano e fanno da sfondo ai racconti delle donne di Lesa, perché ci sembrava importante sottolineare che ciascuno di noi, con la propria esperienza, contribuisce sempre a scrivere la grande Storia, quella con la S maiuscola.
04 giugno 18:30

Archivio di Stato di Trieste (662)

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Carte e "strazze" di fine Settecento

Può una vicenda vecchia di oltre duecento anni avere quel sapore di attualità e quell’efficacia narrativa tipica di una cronaca di storie di imprenditori, di manifatture e di commercianti che potremmo leggere su un quotidiano dei giorni nostri? È la sfida che si propone l’Archivio di Stato di Trieste, custode, come gli altri archivi di stato disseminati sul territorio italiano, di un patrimonio di storie e di uomini, che potremmo definire per certi aspetti senza tempo, e che mettono in luce, per chi ha il piacere di andarle a ricercare fra i documenti conservati nei loro depositi, come le dinamiche delle vicende umane, seppur in un contesto storico differente, possano trovare efficaci analogie con l’oggi. La storia che vogliamo raccontare prende le fila da un fascicolo conservato nell’Intendenza commerciale per il Litorale austriaco, uno dei fondi con i materiali più antichi conservati nell’Archivio di Stato di Trieste, primo ufficio statale organicamente strutturato, attivo già a partire dal 1731 sotto Carlo VI, poi rafforzato nel suo potere durante il regno di Maria Teresa d’Austria, che a partire dal 1749 attuò una politica di generale rinnovamento, a favore del porto franco di Trieste e dei territori che attorno ad esso gravitavano. I fatti si snodano fra il 1775 e il 1776. La vicenda ruota attorno alla cartiera Cumar, manifattura attiva negli stabilimenti di Aidussina, oggi in territorio sloveno, e al suo proprietario Tomaso Cumar, che molto aveva investito nella sua attività e nella produzione di un bene, quanto mai prezioso: la carta. Carta bianca da scrivere; carta da imballo, più spessa o più sottile, di colore azzurino, per merci come lo zucchero, prodotte dall’importante zuccherificio della vicina Fiume; o ancora carta per fabbricare carte da gioco, con cui sfidare la concorrenza veneta. Carta fatta rigorosamente come si faceva a quel tempo: carta fatta di stracci, o per dirla come si si dice da queste parti “di strazze”. È proprio l’Intendenza commerciale che chiede conto al nostro Tomaso Cumar di alcune lamentele raccolte dal collettore di strazze Antonio Cartolig di Trieste. Ne nasce uno scambio di lettere, un botta e risposta fra le parti, pronte a difendere davanti alla Commissione commerciale, ciascuna i propri interessi. Una vera e propria controversia che ci tiene incollati ai documenti per capire da che parte stia il torto, dove stia la ragione. Ma su questo, ne siamo sicuri, ognuno avrà modo di farsi la sua opinione. Attraverso un breve video, a partire da documenti autentici della fine del Settecento, cercheremo di mettere a fuoco le principali caratteristiche di questa importante manifattura di generazioni di cartai, i modi di produzione, l’approvvigionamento delle materie prime, la distribuzione e il commercio del prodotto finito. Una fotografia di una realtà imprenditoriale che trovava i suoi punti di forza anche nell’ambito territoriale in cui si era insediata, l’entroterra dell’attuale provincia di Trieste, allora parte del grande Impero austroungarico, diverso certo dal più complesso mercato attuale, ma uguale per certi aspetti nelle dinamiche che lo animavano. Non solo economia quindi. Racconteremo infatti anche di antiche generazioni di uomini, protagonisti di un tempo passato: piccoli venditori al dettaglio che, per sopravvivere alle schiaccianti regole imposte dal mercato, adottano qualche piccolo escamotage nella fornitura delle loro merci; imprenditori senza scrupoli che utilizzano la loro superiorità, anche culturale, per portare alle autorità prove, autentiche o false che siano, poco importa, per difendere i loro interessi e i loro guadagni; funzionari imperiali, chiamati a dirimere queste liti e molestie forensi, di fatto nella posizione di fare l’interesse dell’Impero, che deve continuare a prosperare, nonostante le miserie umane nascoste fra le pieghe di quelle storie di successo di uomini detentori di grandi capitali, chiamati a muovere l’economia dell’epoca.
04 giugno 18:30

Archivio Storico di Opera della Metropolitana di Siena (637) • Archivissima 2021 (1389)

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Magnifico cavaliere messer Operario de la Chiesa cattedrale e Opera di Siena

L’Opera della Metropolitana di Siena è una delle più antiche istituzioni italiane, documentata fin dal 1190. L’amministrazione dell’ente era affidata ad un Operaio, un gruppo di consiglieri e uno scrittore, o Camarlengo, con compiti di registrazione contabile. A metà del sec. XVI la sua struttura e le sue funzioni subirono profonde modifiche: l’Operaio fu sostituito da un Rettore, eletto dalle massime istituzioni cittadine, e un consiglio di nove Savi; questo ordinamento perdurò per tutta l’età moderna sebbene la nomina del Rettore divenne prerogativa del Granduca di Toscana. Negli ultimi decenni del sec. XVIII i granduchi modificarono più volte l’assetto dell’Opera finché nel 1790 venne soppresso l’ufficio dei Savi ed affidata al Rettore ogni responsabilità amministrativa, in collaborazione con un bilanciere per la cura degli affari contabili e di un cancelliere per l’esecuzione di ogni incombenza burocratica. Dopo l’Unità d’Italia l’Opera fu sottoposta come tutte le altre Fabbricerie alla legislazione dello Stato unitario. Attraverso i documenti conservati nell'Archivio storico è possibile comprendere l’attività portata avanti nei secoli dagli Operai e Rettori, per tramandare alle generazioni future la magnificenza del Duomo senese: dalle prime testimonianze sulla costruzione della Chiesa ad alcuni documenti fondamentali per delineare le tappe della realizzazione dell’apparato decorativo della Cattedrale di Siena, che rimarcano la fondamentale azione di mecenatismo compiuta da alcuni degli Operai e Rettori dell’Opera della Metropolitana ed il loro rapporto con i più grandi scultori, architetti e pittori italiani coinvolti nella realizzazione del progetto artistico della Cattedrale. Se tra di essi, solo alcuni hanno lasciato un forte impronta personale nell’accrescimento del patrimonio artistico del Duomo, ognuno di loro ha invece lasciato una traccia tangibile del proprio passaggio nell’amministrazione dell’ente, affrontando la necessità, non solo della conservazione delle opere d’arte, ma anche della documentazione scritta: quella propriamente amministrativa, rappresentata dalla conservazione dei libri contabili, contratti con le maestranze, fatture, ma anche carteggi e libri di memorie. È importante comprendere che cosa questi amministratori hanno voluto tramandare alle generazioni future, ma anche che cosa i loro eredi hanno voluto conservare e salvaguardare dal passaggio del tempo, manifestando questa volontà con la costruzione ed il mantenimento di un archivio, che potesse raccontare l’impegno e la dedizione degli uomini che hanno contribuito a creare la grande bellezza della Chiesa cattedrale di Siena.
04 giugno 18:30

Archivio della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (552)

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Archivissima 2021 - Generazioni

In occasione di Archivissima 2021, la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino presenta: Generazioni. A fronte di un vasto processo di ri-generazione della raccolta libraria, si susseguirono generazioni di bibliotecari e restauratori impegnati a recuperare e preservare il patrimonio danneggiato dall’incendio del 1904 e dai tre bombardamenti del 1942 che devastarono la Biblioteca. Dall’archivio emergono ritratti di uomini e donne dai vertici dell’amministrazione ai custodi, impegnati nella cura del bene pubblico. Esemplari sono le figure di due donne: la restauratrice Erminia Caudana e la direttrice Ester Pastorello. A seguito dell'incendio del 1904 venne predisposto il primo laboratorio di restauro all’interno di una Biblioteca Pubblica Statale. Il laboratorio venne originariamente ospitato presso l’Istituto di materia medica della facoltà di medicina al Valentino e vi operò già dall’estate del 1904 Carlo Marré, esperto restauratore alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Dopo la sua morte avvenuta nel 1918 il laboratorio venne chiuso e spostato nei locali dell’ex Collegio delle Provincie in via Bogino 6, già all’epoca destinato a diventare la nuova sede della Biblioteca. Venne gestito da Erminia Caudana, già collaboratrice del Marré fino al 1974: a lei si deve il perfezionamento di alcune tecniche relative allo sbloccaggio delle pergamene agglutinate in blocchi compatti e il restauro dei codici miniati. In previsione dei lavori sul Palazzo nel 1935 il laboratorio venne spostato nei locali del Museo Egizio. Con il completamento dell’attuale sede venne definitivamente spostato nei nuovi locali e dal 1977 ad oggi è in funzione grazie a personale assunto alle dipendenze dello Stato. Alla stessa generazione di Erminia Caudana appartenne anche Ester Pastorello: prima donna a capo della Biblioteca dalla metà del 1937 sino al 1947, che ebbe il merito di traghettare la Biblioteca oltre le burrasche della Seconda Guerra Mondiale. S’impegnò attivamente per attuare misure di sicurezza volte alla salvaguardia del materiale: con l’aiuto del custode capo Giovanni Castellano predispose una pianta degli ambienti sotterranei della Biblioteca per stiparvi il materiale più prezioso, oltre a dirottarne una parte nel Castello di Montiglio e al Castelletto d’Orba. Si occupò inoltre del materiale disperso nelle succursali di via Plana e via Maria Vittoria garantendone la messa in sicurezza.Grazie alle scoperte derivanti dal lavoro sulle carte e sui documenti della biblioteca è possibile tracciare una storia che s’intreccia con quella della città e delle sue istituzioni. Una continua scoperta che grazie al riordino dell'archivio storico giornalmente arricchisce di significati e portati il racconto pluricentenario della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
04 giugno 18:30

Archivio dell'Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare (618)

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Generazioni, da Aquila a Zodiaco. In volo tra le carte dell'Accademia dell'Aeronautica Militare

"Generazioni" è il leitmotiv dell'Accademia Aeronautica, che dal 5 novembre 1923, data della sua fondazione, ha il compito di provvedere al reclutamento e alla formazione militare, morale e professionale iniziale dei giovani che aspirano a diventare ufficiali dell'Aeronautica Militare. La sequenza alfabetica delle lettere che contraddistinguono i nomi dei corsi da “Aquila” a “Zodiaco” e che, ogni diciannove anni, si ripete aggiungendo un numero romano progressivo, simboleggia la continuità e il legame che unisce le diverse generazioni. Una tradizione tesa a conservare nella carriera dei futuri ufficiali il ricordo del loro ingresso e della loro permanenza in Accademia rendendo più saldo lo spirito di coesione. La denominazione che accompagna gli allievi dello stesso corso durante il percorso formativo nell'Istituto li identificherà, in futuro, creando un indissolubile legame generazionale. Attraverso la documentazione conservata dall'Archivio Storico dell'Aeronautica Militare percorreremo un tratto della storia dell'Accademia Aeronautica, accompagnando i visitatori in un viaggio che mosse i suoi primi passi nel 1923, alla scoperta delle generazioni di giovani aspiranti ufficiali. I materiali selezionati per “La Notte degli Archivi” raccontano gli aspetti istituzionali dell’Accademia dell’Aeronautica Militare, ma anche e soprattutto le attività ricreative e sportive che vedevano impegnati i giovani allievi. Ci soffermeremo sul Corso Urano per concludere il viaggio tra i “Mak π 100” testi goliardici realizzati dagli stessi aspiranti che narrano le vicende del corso con tono canzonatorio e leggero.
04 giugno 18:30

Unione culturale 'Franco Antonicelli' - Archivi Fadini (94)

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Generazioni spettacolari. Gli archivi del teatro al Polo del '900 di Torino

Attraverso gli archivi teatrali conservati dai vari enti riuniti nel Polo del ’900 di Torino si possono ricostruire le storie di più generazioni di interpreti, organizzatori e amanti di ogni arte scenica realizzata nel secolo scorso nella nostra città (e non solo). La carrellata che qui si propone ha inizio in un momento simbolico, l’immediato dopoguerra, quando si riaprono i teatri e si formano nuove compagnie. Tra queste, appare centrale – anche per le sollecitazioni alla creazione futura dello Stabile torinese – l’esperienza di Vincenzo Ciaffi che nell’inverno 1945-1946 mette in scena uno storico "Woyzeck" nella sala intitolata poche settimane prima a Piero Gobetti, auspice l’Unione culturale. La compagnia prenderà nel 1949 il nome Teatro dei Cento, dalla capienza dello spazio che l’ospiterà a Palazzo Carignano, e sarà attiva fino all’inizio degli anni Cinquanta. La ripresa teatrale del dopoguerra si riscontra anche nelle immagini delle vecchie sale rinnovate (Alfieri, Carignano) e delle nuove sale nate allora (il nuovo Regio e il Teatro Nuovo) che sono state qui selezionate dalla Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci e dalla Fondazione Carlo Donat-Cattin. Gli archivi di quest’ultima, della Fondazione Vera Nocentini e dell’Istituto di Studi storici Gaetano Salvemini dimostrano inoltre come negli anni seguenti, quelli del "lungo 1968", il teatro e le arti performative si siano profondamente rinnovati. Nell’avvicendarsi di generazioni, nuovi artisti e nuovi pubblici diventano protagonisti degli spettacoli del teatro di contraddizione e sperimentale che a Torino viene coltivato in modo particolare dall’organizzatore e studioso Edoardo Fadini (1928-2013). Animatore dell’Unione culturale tra la metà degli anni Sessanta e i primi anni Settanta e poi del suo Cabaret Voltaire, Fadini segue e invita in città le maggiori esperienze teatrali (e non solo) italiane e internazionali del Novecento. Lo testimoniano le ricche collezioni di manifesti conservate presso gli archivi privati della famiglia Fadini e nel fondo omonimo del CSC-Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea.
04 giugno 18:30

Archivio Storico Diocesano di Brescia (53)

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Generazioni nelle epidemie. Uno sguardo dall’Archivio storico diocesano di Brescia

Generazioni nelle epidemie. Uno sguardo dall’Archivio storico diocesano di Brescia ideo introduttivo a cura di Niccolò Casati. A peste, fame et bello libera nos, Domine. Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po' di retorica. Nel primo caso l'abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio (Albert Camus, La peste) I percorsi digitali, audio e video L’evento si compone di: Podcast n. 17 podcast di lettura attorale, corredati dalle immagini dei documenti e dai testi organizzati in 8 ambiti tematici: La malattia, Il contagio, Vaccinarsi, Carestia ed epidemie, Carismi, Arte e devozione, Linguaggi, Luoghi. N. 1 podcast di introduzione alle epidemie con Speech a cura di Vesna Cunja, storica: Di generazione in generazione… Percorso web Un percorso di approfondimento cronologico e tematico circa le epidemie sul territorio bresciano lungo i secoli, a cui si accede dal link presente in tutti i podcast: https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni Video ideo introduttivo all’Archivio Storico Diocesano di Brescia. Speech a cura di Federica Barone – Università Cattolica del S.Cuore: Epidemie in città. Il caso di due parrocchie del centro storico Si ringrazia l’Associazione Filarmonica ‘Isidoro Capitanio’ di Brescia (http://www.filarmonicacapitanio.it ) per la gentile concessione dei brani musicali eseguiti dalla Banda Cittadina. Musica: Concerto per 2 Chitarre e Banda Sinfonica eseguito dalla Banda Cittadina di Brescia, diretta dal maestro Giuliano Mariotti, Brescia Teatro Grande Dicembre 2015 Percorso web Un percorso di approfondimento cronologico e tematico circa le epidemie sul territorio bresciano lungo i secoli, a cui si accede dal link presente in tutti i podcast: https://view.genial.ly/605854c2f3bc7f0da6b99f65/interactive-content-copy-generazioni   Video Video introduttivo all’Archivio Storico Diocesano di Brescia. Speech a cura di Federica Barone – Università Cattolica del S.Cuore: Epidemie in città. Il caso di due parrocchie del centro storico Si ringrazia l’Associazione Filarmonica ‘Isidoro Capitanio’ di Brescia (http://www.filarmonicacapitanio.it ) per la gentile concessione dei brani musicali eseguiti dalla Banda Cittadina.   Musica: Concerto per 2 Chitarre e Banda Sinfonica eseguito dalla Banda Cittadina di Brescia, diretta dal maestro Giuliano Mariotti, Brescia Teatro Grande Dicembre 2015
04 giugno 18:30

Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura - Archivio Storico della Compagnia di San Paolo • Archivissima 2021 (1389)

Podcast

LEGÀMI │ 04 – L’Amore ai Tempi del San Paolo

Quante cose abbiamo fatto per amore… Quante pazzie, decisioni senza senso prese d’istinto, dove magari abbiamo lasciato tutto per seguire il nostro cuore. Ecco dobbiamo ricordare che questo turbinoso vortice di sentimenti lo vivono e l’han vissuto tutti, tutte le generazioni di ogni epoca e di ogni luogo e pensate un po’ anche tra le scrivanie degli uffici dell’Istituto Bancario del San Paolo di Torino. Ebbene sì chi è ancora legato allo stereotipo del grigio impiegato di banca senza sentimenti ed emozioni dovrà ricredersi dopo l’ascolto delle imprese dei nostri tre protagonisti di questo episodio, ovvero tre dipendenti che prestarono servizio al San Paolo tra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso. Tre anime romantiche che compirono delle gesta degne dei versi di Catullo o di Ultimo (a seconda dei gusti) per seguire il loro cuore. Chi cambiò identità, chi rinunciò al proprio lavoro, chi andò addirittura in prigione. Alla fine del podcast potrete decidere voi quale atto d’amore è stato il più incredibile o in quale tra queste prove d’amore vorreste che il vostro partner si cimentasse in futuro, anche se consigliamo di non imitare del tutto l’esempio di questi tre personaggi, come si dice “don’t try this at home”. Dunque preparate i popcorn e i fazzoletti se siete nel letto o sul divano ed incominciamo l’ascolto di questo podcast d’amore ai tempi del San Paolo.
04 giugno 18:30

Fondazione Cineteca di Bologna (661)

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Mia madre, Giuditta Rissone: immagini e storie dall'archivio Rissone-De Sica

La Cineteca di Bologna presenta, in collaborazione con la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Emilia-Romagna, un film realizzato a partire dall'archivio Giuditta Rissone/Vittorio De Sica. Giuditta Rissone ha calcato la scena teatrale fin da bambina. La storia del teatro ‘all’italiana’ è caratterizzata da famiglie che, di generazione in generazione, hanno fatto vivere personaggi e situazioni della tradizione popolare e non. Talento recitativo versatile, molto apprezzato dai critici e dal pubblico, Giuditta agli inizi degli anni Venti entrò come prima attrice giovane nella compagnia di Dario Niccodemi, lavorando successivamente al fianco di Luigi Almirante, Sergio Tofano e infine Vittorio De Sica, che molto deve ai suoi insegnamenti sul palcoscenico; dal teatro di prosa alla rivista Za-Bum, con la sua voce ha interpretato personaggi drammatici quanto comici; ma il canto no, la terrorizzava, e fu Vittorio a incoraggiarla, a darle letteralmente il la per duettare insieme sulle note della canzone finale dello spettacolo Teddy e il suo partner che, grazie al 78 giri conservato nell’archivio di famiglia, torna a risuonare dopo quasi settant’anni. Vittorio, l’amore della sua vita, il padre di Emi, figlia amata che oggi racconta, seguendo il filo dei ricordi, l’attrice e la mamma Titta. Fotografie, rari manifesti e oggetti, ma anche film di famiglia che restituiscono un quadro inedito di un gruppo familiare insolito; i Rissone, teatranti sì, ma piemontesi, tutti d’un pezzo da un lato, e i De Sica, piccolo borghesi sì, ma con uno spirito napoletano fortemente anarchico dall’altro. Nel documentario si ripercorrono le tappe della carriera dell’attrice, ma anche quelle della vita di una donna. L’infanzia avventurosa sui palcoscenici con i Rissone, il padre scenografo e la madre sarta; la recitazione al fianco del talentuoso fratello Checco, di cui Emi con affetto ricorda la figura. Poi l’incontro con Vittorio e la storia di una donna che, cresciuta in un ambiente artistico e in un momento di grande emancipazione femminile, sceglie di dedicarsi alla famiglia.
04 giugno 18:30

Archivi Storici dell'Unione Europea (673)

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Saluti - Dieter Schlenker, direttore, Archivi storici dell’Unione europea

04 giugno 18:30

Archivi Storici dell'Unione Europea (673)

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Saluti - Simone Sartini, vice-direttrice, Archivio di Stato di Firenze

04 giugno 18:30

Archivi Storici dell'Unione Europea (673)

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Saluti - Manuel Rossi, presidente di ANAI Toscana

04 giugno 18:30

Archivi Storici dell'Unione Europea (673)

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Saluti - Andrea Becherucci, Archivista, Archivi storici dell’Unione europea

04 giugno 18:30

Fondo Ahmed Benkirane (587)

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Fondo Benkirane: la generazione del movimento nazionale nel Marocco di oggi

Che cosa rimane oggi in Marocco delle esperienze della generazione del movimento nazionale, la cui lotta ha portato alla fine del protettorato francese nel 1956? Il video presenta il percorso di Ahmed Benkirane, testimone di quasi un secolo, che nel 2010 ha scelto di mettere il suo archivio privato a disposizione di un progetto di ricerca sull'affermazione dello Stato-nazione, sulle forme di partecipazione e sui modi di esercizio del potere in Marocco. La lotta nazionalista, il funzionamento dei primi governi dopo l'indipendenza e la formazione dell'economia nazionale sono i principali temi documentati a partire dagli anni 1930. Di particolare interesse è la collezione di Maroc Informations, quotidiano di informazione economica e politica pubblicato dal 1960 al 1966. La documentazione suggerisce che gli esponenti della generazione del movimento nazionale, oltre ad aver lottato per l’indipendenza, per tutta la loro vita sono stati dei veri e propri imprenditori nazionali, vale a dire degli attori che con le loro attività hanno contribuito, ognuno a suo modo, a dare forma alla nazione. Promossa grazie al sostegno del Dipartimento Culture Politica Società dell’Università di Torino (DCPS) e del Centro di Ricerca e di Studio sulle Società Contemporanee di Rabat (CRESC), la ricerca ha permesso la digitalizzazione del fondo Benkirane, e la sua catalogazione per la messa a disposizione del pubblico.
04 giugno 18:30

Polo Archivistico-storico dell'Unione Terre di Castelli (98) • Archivissima 2021 (1389)

Video

Alla costante ricerca di un difficile equilibrio

Acque, agricoltura, saperi nella valle del Panaro attraverso i secoli
04 giugno 18:30

Archivio Alberto Zilocchi (606)

Video

ZILOCCHI per Archivissima 2021

04 giugno 18:30

Archivio storico dell'Accademia di Agricoltura di Torino (72)

In Diretta NotteVideo

Riso amaro: l'immaginario a fronte della realtà vissuta da molte generazione di mondine

04 giugno 18:30

Associazione Italiana Archivi d'Artista - AitArt (639)

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AitArt per Archivissima

04 giugno 18:30

Archivio Amico Libro (603)

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NON C'È STORIA SENZA MEMORIA

La raccolta di documenti conservati nei diversi archivi che le generazioni precedenti lasciano alle successive, sono fondamentali per conoscere i diversi aspetti di un periodo storico testimone delle più svariate capacità dell'uomo e della sua più alta espressione. L'attività fu avviata dal capostipite Giovanni Ferraris che nel dopo guerra fondò un piccolo laboratorio di legatoria e poi di restauro, attività poi ampliata dal figlio Paolo. In quest'ottica, la Fondazione PAOLO FERRARIS si aprirà a quanti desiderano approfondire la conoscenza del suo archivio e le fasi dei suoi diversi processi di vita, dai procedimenti della produzione della carta fino alle tecniche della conservazione e del restauro, passando per i percorsi intermedi del marketing, della distribuzione, delle nuove tecnologie di comunicazione, valore economico importante, ricerca, conserva e valorizza l'insieme del patrimonio culturale dell'umanità, con riferimento ai libri, manoscritti, documenti archivistici. La Fondazione PAOLO FERRARIS nasce nel 1989, in questo quarto di secolo ha progressivamente mutato missione e contribuito a rinnovare un patrimonio di studi e ricerche nel settore della conservazione e del restauro. Nata per volontà dell'erede Paolo Ferraris con il fine di conservare, valorizzare, mettere a disposizione del pubblico la storia personale e professionale del fondatore. La Fondazione, senza scopi di lucro, ha come scopo principale quello di favorire gli studi, la formazione, le pubblicazioni, le ricerche, i convegni ed ogni altra attività professionale tesa a promuovere la conoscenza, la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale librario, cartografico e archivistico quale testimonianza di un Bene Comune indispensabile alla promozione dell'uomo nella storia. Il futuro ci vedrà sempre più impegnati a consolidare ed allargare la missione della Fondazione nella convinzione che la conservazione della memoria e la valorizzazione degli archivi si sposano pienamente con la formazione dei giovani L'archivio storico della Fondazione attiguo al "Museo degli arnesi della memoria" situato all'interno del castello di Colcavagno, di stile barocco, immerso tra le colline del Monferrato, custodisce e valorizza una straordinaria documentazione legata alla cultura del libro e del restauro sin dalla sua fondazione, grazie alla lungimiranza di Giovanni Ferraris. L'archivio è impegnato in un costante lavoro di ricerca e digitalizzazione e di descrizione di materiali che confluiscono in una apposita piattaforma digitale di conoscenza con l'obiettivo di rendere sempre più accessibile questo incredibile patrimonio a ricercatori, studiosi, stagisti sensibilizzando i giovani all'amore per l'arte, la tecnica, la tecnologia, la tradizione. La Fondazione, a tal proposito, ha realizzato la " Biblioteca storica " attraverso il Museo della memoria per avvicinare il pubblico all'oggetto libro: mostrandone il progressivo divenire nel tempo e le tecniche di produzione, disegnando i profili dei protagonisti della storia editoriale, rivelando ruoli e professioni nascoste, ricostruendo le trasformazioni avvenute nelle pratiche di lettura e di scrittura. Un museo che si propone di far crescere l'interesse di tutti verso il complesso mondo del libro in quanto patrocinio culturale e sociale, rappresentando, attraverso gli oggetti esposti, percorsi che siamo soliti raccontare e descrivere, ma che è difficile visualizzare in quanti si "svolgono e soltanto in ultima istanza si materializzano in un libro" L'Organizzazione di Volontariato Culturale AMICO LIBRO, in collaborazione con la Fondazione PAOLO FERRARIS, si aprirà a quanti desiderano approfondire la conoscenza del libro attraverso incontri, visite guidate al "Museo degli arnesi della memoria", specifico per tipologie di visitatori, scuole, giovani e anziani. La pandemia ha recentemente impedito la realizzazione di visite culturali, appena possibile si riprenderanno le attività. Chi desidera partecipare alle nostre attività può contattarci a: Ausilia Ferraris Tel 333 16 09 156 email: amicolibro06@libero.it
04 giugno 18:30

Archivio Storico Studio65 (554)

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Generazione'68. Radicale, Ironica, Dissacrante.

Lo Studio65 ha animato il movimento studentesco della facoltà di Architettura di Torino dall’occupazione della primavera del 1967 fino al dicembre 1969, con la formazione di gruppi di studio e di ricerca, attivi sul territorio urbano, nei comitati spontanei di quartiere e nei ghetti operai delle periferie degradate. In questo periodo lo Studio65 gestisce il gruppo Città Fabbrica, al cui interno viene attivato l’Atelier Popolare per la progettazione, stampa e affissione di tutti i manifesti del movimento studentesco di Torino del ’68-’69. In quegli anni nascono progetti che oggi, alla luce del lavoro di archiviazione che l’associazione Il Mercante di Nuvole sta portando avanti, ritroviamo vivi e più attuali che mai. Durante l’evento verranno messi in dialogo tra loro due gruppi di opere dell’Archivio Storico Studio65: il primo è la serie di manifesti politici realizzati da alcuni membri dello Studio65 all’interno dell’Atelier Popolare, mentre il secondo, “Sic Transit Scientia Mundi”, è il progetto che il gruppo Città Fabbrica presenta all'esame di composizione 3 (con relatore il professor Carlo Mollino) nel 1969 e che, con ironia e surrealismo, dissacra i miti e i riti del Politecnico di Torino. Partendo dal tema “generazioni” proposto da La Notte degli Archivi e, nello specifico, dalla “generazione ’68”, l'architetto Franco Audrito ci porta alla scoperta di questa selezione di materiali d’archivio che ci aiutano ad approfondire i modi in cui la lotta generazionale ha influenzato la produzione artistica dello Studio65, creando anche un’occasione di dialogo con le nuove generazioni.
04 giugno 18:30

ASC - Archivio Sonoro di Comunità (1207)

Podcast

1# ASC Archivio Sonoro di Comunità

Radionarrazione dell’ASC - ARCHIVIO SONORO DI COMUNITA’ di Agostino Aresu e Daniela Diurisi Al centro della puntata la restituzione di un lungo processo che ha visto le realtà locali relazionarsi fra loro, nell’ottica di costruire un dialogo costruttivo che le portasse dapprima a riconoscersi e poi a sviluppare insieme idee e progetti che potessero implementare quel senso di comunità che porta con se concetti come l’identità, il recupero della memoria storica, la cura e la tutela del patrimonio materiale e immateriale, le visioni future di un luogo piccolo e prezioso che è semplicemente il luogo del quotidiano nella sua unicità. La prima parte della puntata è dedicata all’ASC che verrà raccontato, verranno fatti ascoltare alcuni frammenti delle interviste, ne sono state realizzate circa un centinaio. Per l'Archivio Sonoro di Comunità verranno anche raccontati i vari modi di fruizione pubblica, dalla mappa itinerante fruibile grazie ad un'app ai "Santini Sonori", realizzati per restituire la memoria di personaggi scomparsi che sono rimasti nel cuore della comunità. Antonio Centonze che ospita la trasmissione nella sua pagina Fb è uno storico pionere della radio a San Cesario, con lui ed altri giovani che negli anni ’70 si appassionarono alla dimensione radiofonica il paese vide nascere e vivere diverse stazioni radio. Antonio è stato intervistato per l’ASC e nella puntata racconterà anche questa storia.
04 giugno 18:30

Archivio della CGIL Camera del lavoro territoriale di Pesaro (734)

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Giacomo Mombello

Nel gennaio del 1956, 65 anni fa, arriva da Bologna a Pesaro Giacomo Mombello. E' appena stato nominato, per un bilanciamento interno tra le varie correnti della Cgil, segretario della Camera del lavoro di Pesaro. E' il primo socialista, dalla nascita della Repubblica, a riceverne la guida. Doveva essere un trasferimento momentaneo. Invece da quel momento Giacomo Mombello avrebbe legato la sua storia a quella di Pesaro per 65 anni diventando uno delle più importanti figure politiche e sindacali della regione. In questo secondo video dedicato alle sindacaliste e ai sindacalisti della Camera del lavoro ne ripercorriamo la biografia, aiutati dalle parole che ha rilasciato in un'intervista nell'estate scorsa. Avrete una testimonianza vivida e appassionante di un grande protagonista del Novecento pesarese. Il video ripercorre i primi anni della sua vita, il suo lavoro di libraio, «il mestiere più bello della vita», la conoscenza con Italo Calvino, il suo arrivo a Pesaro, la sua segreteria alla Camera del lavoro pesarese, una delle più lunghe della sua storia, le lotte sindacali, le vittorie e le dolorose sconfitte, gli arresti, il suo passaggio dal Psi al Psiup e poi al Pci, la sua esperienza in Consiglio regionale, il suo impegno educativo da nonno. E' una storia di grandi amori: per la moglie, i figli, i nipoti, la lotta politica, la giustizia. E di una grande onestà intellettuale nel riconoscere la grandezza non solo dei compagni, ma anche degli avversari. Abbiamo provato a raccontarvela. Il video è stato ideato da Marco Labbate e Lucia Giagnolini, all'interno del progetto "Gli uomini e le donne della Cgil" coordinato da Anna Della Fornace. I documenti proiettati vengono dall'Archivio della Cgil di Pesaro, dall'Archivio della Federazione provinciale del Partito Comunista e dall'Archivio personale della famiglia Mombello, che ringraziamo per averceli messi a disposizione.
04 giugno 18:30

Archivio della CGIL Camera del lavoro territoriale di Pesaro (734)

Video

"Giacomo Mombello"

Nel gennaio del 1956, 65 anni fa, arriva da Bologna a Pesaro Giacomo Mombello. E' appena stato nominato, per un bilanciamento interno tra le varie correnti della Cgil, segretario della Camera del lavoro di Pesaro. E' il primo socialista, dalla nascita della Repubblica, a riceverne la guida. Doveva essere un trasferimento momentaneo. Invece da quel momento Giacomo Mombello avrebbe legato la sua storia a quella di Pesaro per 65 anni diventando uno delle più importanti figure politiche e sindacali della regione. In questo ne ripercorriamo la biografia, aiutati dalle parole che ha rilasciato in un'intervista nell'estate scorsa. Avrete una testimonianza vivida e appassionante di un grande protagonista del Novecento pesarese. Il video ripercorre i primi anni della sua vita, il suo lavoro di libraio, «il mestiere più bello della vita», la conoscenza con Italo Calvino, il suo arrivo a Pesaro, la sua segreteria alla Camera del lavoro pesarese, una delle più lunghe della sua storia, le lotte sindacali, le vittorie e le dolorose sconfitte, gli arresti, il suo passaggio dal Psi al Psiup e poi al Pci, la sua esperienza in Consiglio regionale, il suo impegno educativo da nonno. E' una storia di grandi amori: per la moglie, i figli, i nipoti, la lotta politica, la giustizia. E di una grande onestà intellettuale nel riconoscere la grandezza non solo dei compagni, ma anche degli avversari. Abbiamo provato a raccontarvela.
04 giugno 18:30

Archivio Silvio Vigliaturo (1169)

Evento

Mediterraneo crocevia di #generazioni

La mostra pensata per La Notte degli Archivi 2021 sarà allestita nello spazio della Collezione Permanente Silvio Vigliaturo conservata presso il museo MACA (Museo Arte Contemporanea Acri - Cosenza). La mostra si snoda come un racconto attraverso l’esposizione di materiale eterogeneo inedito proveniente dell’Archivio Silvio Vigliaturo (bozzetti e sculture). Il percorso espositivo si sviluppa a partire dall’installazione della scultura “Vibrazioni Marine” del maestro Silvio Vigliaturo già collocata all’interno della Collezione attraverso quattro sezioni: Mediterraneo, Mescolanze, Amanti e Maternità. Una fra le piante più diffuse in tutte le coste del Mediterraneo è sicuramente il fico d'india. Il fico d'india però non è una pianta autoctona, è una pianta che ci arriva in dono dalle Americhe, questo ci da modo di riflettere su cosa vuol dire "Mescolanze". Il confronto generazionale è rappresentato dal “Mediterraneo” come crocevia di culture, età e saperi, è simbolico anche di viaggio. Proprio quell’azzurro mare di luce si trasforma in una domus che diviene“madre” attraverso la potenza generatrice dell’amore.   4 giugno 2021 dalle 18.30 alle 20.30  dal 5 giugno al 9 giugno con i seguenti orari 10:00 - 13:00 — 16:00 - 19:00  Ingresso gratuito  (per una fruizione contingentata, nel rispetto delle misure anti-Covid, è gradita la prenotazione al n. 3396935464 o mail info@museomaca.it)
04 giugno 18:30

Cittadella degli Archivi (78)

Podcast

I giovani a Milano attraverso i manifesti comunali

04 giugno 18:30

Archivi fiorentini e toscani della Provincia Romana di S. Caterina da Siena (Ordine dei Frati Predicatori) (605)

Video

Contributo video Archivi fiorentini e toscani della Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Nel video di presentazione che qui trovate, abbiamo preferito lasciare parlare le immagini.
04 giugno 18:30

Rinascente Archives (283)

Video

Le culture del progetto | Settant’anni di Made in Italy negli archivi Rinascente

Rinascente, in occasione di Archivissima 2021, propone un video con tre interviste esclusive, a commento di un racconto fatto di testi e immagini, dedicato alle generazioni di stilisti, designer e grafici che dal secondo dopoguerra a oggi hanno inventato e costruito il Made in Italy. Si parte dall’Italia degli anni Cinquanta, teatro di trasformazioni radicali che investono i modi di produrre e di consumare, di pensare e di sognare, di vivere il presente e di progettare il futuro. Irrompono nuovi gusti e complesse culture, in un processo tumultuoso che ridisegna geografie produttive e sociali, insediamenti e poli di attrazione. È il «miracolo economico». La profondità di questa trasformazione apre le porte a un altro «miracolo», la nascita di quello che verrà definito il Made in Italy e di una «modernità» culturale ed estetica che ancora rappresenta l’eccellenza del nostro Paese. Oggi, in coincidenza con il profondo rinnovamento imposto dall’emergenza sanitaria, ci ritroviamo a riflettere su un’eredità importante: - 70 anni dalla nascita della moda italiana (che mosse i primi passi a Firenze nella Sala Bianca di Pitti) e 50 anni dal passaggio del fashion system a Milano con l’affermazione del prêt-à-porter - 70 anni dalla nascita della grafica moderna, della comunicazione e della pubblicità, vero e proprio volano della produzione industriale e del boom economico - 70 anni dalla nascita del Compasso d’oro e dell’Associazione per il Disegno Industriale, che oggi festeggia l’inaugurazione del nuovo Museo a Milano. Attraverso le interviste a tre protagonisti della grafica (Franco Achilli, direttore di Raffles Milano Moda e Design), del design (Luciano Galimberti, presidente ADI Associazione per il Disegno Industriale) e della moda (Antonio Mancinelli, senior fashion editor di “Marie Claire”) si è cercato di capire qual è stato l’insegnamento che architetti e designer, grafici e stilisti, protagonisti di questa storia straordinaria, hanno lasciato alle generazioni di oggi e di domani. Viene confermato il concetto dell’archivio come strumento per valorizzare il “cultural heritage” e come deposito prezioso di fonti, immagini e strategie a sostegno della creatività, della comunicazione e della brand identity delle imprese italiane. Rinascente è stata, per certi versi, pioniera di questa consapevolezza e di questa responsabilità verso le nuove generazioni. Lo è stata nel corso della sua storia, diventando nel secondo dopoguerra il vero laboratorio della modernità e la culla del Made in Italy nella moda, nel design e nel visual. Lo è nel presente, avendo creato il primo archivio totalmente digitale e composto dalla sintesi dei materiali provenienti dagli archivi delle istituzioni e dei protagonisti della sua storia lunga oltre 150 anni. Lo sarà nel futuro, garantendo alle nuove generazioni di stilisti, grafici e designer l’accesso a un patrimonio inestimabile di fotografie, disegni, libri e riviste consultabili liberamente dal sito di Rinascente Archives.
04 giugno 18:30

FPA Francesca Pasquali Archive (99)

Video

MATERIA VIVA

Per la Notte degli Archivi di Archivissima 2021, il Francesca Pasquali Archive e l’Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi propongono un dialogo tra due archivi diversi, appartenenti a due artisti di diverse generazioni, Antonio Scaccabarozzi e Francesca Pasquali (uno nasce nel 1936 e scompare nel 2008, l’altra nasce nel 1980), accomunati dallo sguardo sulla natura e dalla sperimentazione sui materiali, con peculiare attenzione a quelli del loro tempo: le plastiche, i polietileni. Nella storia dell'arte gli artisti lasciano tracce e testimonianze che le generazioni successive guardano e raccolgono, in un dialogo tra i materiali e le forme del tempo e dello spazio. Di questo passaggio di ricerca, attraverso le generazioni, sono infatti testimoni Antonio Scaccabarozzi e Francesca Pasquali che in tempi diversi lavorano sui materiali plastici in direzione ecologica, di riuso e reimpiego, e installativa. La sensibilità di Antonio Scaccabarozzi sin dalla fine degli anni Novanta si traduce nell’utilizzo dei fogli di polietilene trasparenti e colorati per creare installazioni ambientali, passando dal loro uso come supporto del gesto pittorico, nelle Quantità libere degli anni Novanta, alla loro autonoma esistenza come opere in sè possibili. D’altra parte, la ricerca multiforme di Francesca Pasquali da sempre utilizza i materiali plastici e industriali del suo tempo, trasformandoli attraverso le pratiche dell'accumulo, dell'intreccio e della tessitura in grandi installazioni immersive. Sono questi i temi al centro del dialogo a due voci, tra Anastasia Rouchota, Erede di Antonio Scaccabarozzi e Fondatrice e Direttrice dell’Archivio, e Francesca Pasquali, Artista e Fondatrice del FPA. Due archivi attenti, a loro volta, al dialogo e alla sinergia tra archivi e artisti, e che grazie alla ricca raccolta e ordinamento di materiali iconografici e documentaristici, tuttora in corso per entrambi, ci permettono di confrontare la vitalità creativa di linguaggi diversi, eppur tangenti, nel corso del tempo. I temi chiave sono quelli della sperimentazione, del dialogo, della resilienza, della sostenibilità dell’arte. Temi centrali anche nel dibattito attuale.
04 giugno 18:30

Archivio Amarelli (44) • Archivissima 2021 (1389)

Video

Di Padre in Figlio

L' archivio della nostra famiglia documenta il suo insediamento nel territorio di Rossano da oltre un millennio, come si può constatare dall'albero genealogico che testimonia innumerevoli generazioni.  Per l'evento di Archivissima di quest'anno ecco la raffigurazione delle discendenza dagli inizi dell'anno Mille agli attuali componenti.  Alessandro Amarelli, eroico Crociato, finito in Terra Santa  nel 1103, Francesco Amarelli, valoroso difensore nella battaglia di Otranto, che nel 1469 ottenne insieme ai fratelli il privilegio di inquartare il proprio stemma familiare con quello degli Aragonesi. Giovan Leonardo Amarelli, insigne giurista, Priore dell'Università di Messina e Conte Palatino dal 1656. Vincenzo Amarelli, maestro di Luigi Settembrini, grande viaggiatore, patriota e carbonaro, finito da esule in America nel 1864. Infine Giuseppina Amarelli, prima donna a gestire l'azienda agli inizi del 1900, esperta di diritto e autrice di un geniale testamento che ha consentito, dalla sua morte nel 1935 e fino al 1990, passaggi generazionali fiscalmente indenni. Oggi a condurre l'azienda c'è la dodicesima generazione, con la presenza ancora attiva dell'undicesima, mentre è pronto un agguerrito gruppetto di sei giovanissimi che rappresentano la tredicesima discendenza. Tutti i documenti più rilevanti e  le immagini citate sono esposti nel nostro Museo della liquirizia Giorgio Amarelli, aperto al pubblico con visite guidate, così come l'Archivio, dichiarato nel 2012 di interesse storico nazionale dal Mibact, visitabile su appuntamento. 
04 giugno 19:00

Soprintendenza archivistica della Sardegna (769)

In Diretta NotteVideo

Dall'archivio alle esplorazioni narrative, artistiche e videoludiche: il caso di Monteponi

L'evento è dedicato alle ricerche e alle sperimentazioni transmediali di messa a valore dell'importante patrimonio archivistico del Sulcis-Iglesiente, e quello sulla miniera di Monteponi in particolare, per la valorizzazione e la promozione territoriale. Il quadro delle ricerche, pubblicazioni e sperimentazioni presentate partono dall'assunzione di fondo che una ex-miniera non può diventare il mero contenitore "per qualcos’altro", non può prescindere dalla sua storia, e dalla memoria dei suoi abitanti; ma non può nemmeno rimanerne prigioniera, altrimenti sarebbe incomunicabile all’esterno: cosa che è successa proprio per le miniere sarde che hanno prodotto nei secoli numerose narrazioni e uno storytelling locale affascinante e complesso; ma hanno visto tali racconti incapaci di uscire dai confini dell’isola: lo storytelling autoctono non riesce cioè a saldarsi con l’immaginario diffuso che riguarda le miniere e in generale i miti del sottosuolo. In questa chiave, le esplorazioni archivistiche sono state alla base sia per un'affascinante ricostruzione di capitoli importanti dell'epopea mineraria, ma anche la base di partenza per la costruzione di ipotesi e "invenzioni di storie" come modalità per rifletterne i significati storici e per costruirne dei nuovi, attraverso diversi medium espressivi, dal racconto all'arte, dal cinema e serie TV al videogioco. Per raggiungere questo obiettivo occorre partire da un lato da una conoscenza approfondita dell’identità dei luoghi e delle loro potenzialità narrative e dall’altro essere disposti a superare i confini che legano media e reputazione in termini di divulgazione della conoscenza, per aprirsi a media e linguaggi più appropriati al contesto del panorama comunicativo attuale e futuro. L'evento, di durata di al massimo due ore e trasmesso in diretta sulla piattaforma Youtube, sarà organizzato in tre parti: Parte I. "Il patrimonio archivistico su Monteponi e l'epopea mineraria del Sulcis-Iglesiente", a cura di Giuseppina Monni, con interventi su invito; Parte II. "Esplorazioni narrative, artistiche e videoludiche su Monteponi", con presentazione delle pubblicazioni, esempi, sperimenti, videogiochi realizzati, a cura di Ivan Blečić, Elisabetta Gola, Alice Guerrieri, Emiliano Ilardi e Valeria Saiu Parte III. Dibattito con discussant, Introduce e modera Antonello Sanna
04 giugno 19:00

Archivio Amico Libro (603)

Video

NON C'È STORIA SENZA MEMORIA

La raccolta di documenti conservati nei diversi archivi che le generazioni precedenti lasciano alle successive, sono fondamentali per conoscere i diversi aspetti di un periodo storico testimone delle più svariate capacità dell'uomo e della sua più alta espressione. L'attività fu avviata dal capostipite Giovanni Ferraris che nel dopo guerra fondò un piccolo laboratorio di legatoria e poi di restauro, attività poi ampliata dal figlio Paolo. In quest'ottica, la Fondazione PAOLO FERRARIS si aprirà a quanti desiderano approfondire la conoscenza del suo archivio e le fasi dei suoi diversi processi di vita, dai procedimenti della produzione della carta fino alle tecniche della conservazione e del restauro, passando per i percorsi intermedi del marketing, della distribuzione, delle nuove tecnologie di comunicazione, valore economico importante, ricerca, conserva e valorizza l'insieme del patrimonio culturale dell'umanità, con riferimento ai libri, manoscritti, documenti archivistici. La Fondazione PAOLO FERRARIS nasce nel 1989, in questo quarto di secolo ha progressivamente mutato missione e contribuito a rinnovare un patrimonio di studi e ricerche nel settore della conservazione e del restauro. Nata per volontà dell'erede Paolo Ferraris con il fine di conservare, valorizzare, mettere a disposizione del pubblico la storia personale e professionale del fondatore. La Fondazione, senza scopi di lucro, ha come scopo principale quello di favorire gli studi, la formazione, le pubblicazioni, le ricerche, i convegni ed ogni altra attività professionale tesa a promuovere la conoscenza, la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale librario, cartografico e archivistico quale testimonianza di un Bene Comune indispensabile alla promozione dell'uomo nella storia. Il futuro ci vedrà sempre più impegnati a consolidare ed allargare la missione della Fondazione nella convinzione che la conservazione della memoria e la valorizzazione degli archivi si sposano pienamente con la formazione dei giovani L'archivio storico della Fondazione attiguo al "Museo degli arnesi della memoria" situato all'interno del castello di Colcavagno, di stile barocco, immerso tra le colline del Monferrato, custodisce e valorizza una straordinaria documentazione legata alla cultura del libro e del restauro sin dalla sua fondazione, grazie alla lungimiranza di Giovanni Ferraris. L'archivio è impegnato in un costante lavoro di ricerca e digitalizzazione e di descrizione di materiali che confluiscono in una apposita piattaforma digitale di conoscenza con l'obiettivo di rendere sempre più accessibile questo incredibile patrimonio a ricercatori, studiosi, stagisti sensibilizzando i giovani all'amore per l'arte, la tecnica, la tecnologia, la tradizione. La Fondazione, a tal proposito, ha realizzato la " Biblioteca storica " attraverso il Museo della memoria per avvicinare il pubblico all'oggetto libro: mostrandone il progressivo divenire nel tempo e le tecniche di produzione, disegnando i profili dei protagonisti della storia editoriale, rivelando ruoli e professioni nascoste, ricostruendo le trasformazioni avvenute nelle pratiche di lettura e di scrittura. Un museo che si propone di far crescere l'interesse di tutti verso il complesso mondo del libro in quanto patrocinio culturale e sociale, rappresentando, attraverso gli oggetti esposti, percorsi che siamo soliti raccontare e descrivere, ma che è difficile visualizzare in quanti si "svolgono e soltanto in ultima istanza si materializzano in un libro" L'Organizzazione di Volontariato Culturale AMICO LIBRO, in collaborazione con la Fondazione PAOLO FERRARIS, si aprirà a quanti desiderano approfondire la conoscenza del libro attraverso incontri, visite guidate al "Museo degli arnesi della memoria", specifico per tipologie di visitatori, scuole, giovani e anziani. La pandemia ha recentemente impedito la realizzazione di visite culturali, appena possibile si riprenderanno le attività. Chi desidera partecipare alle nostre attività può contattarci a: Ausilia Ferraris Tel 333 16 09 156 email: amicolibro06@libero.it
04 giugno 19:00

Archivio Storico Ricordi

In Diretta NotteVideo

Far nottata all’Archivio Ricordi

Anche Wikimedia Italia e Archivio Storico Ricordi partecipano alla Notte degli Archivi, organizzata in tutta Italia venerdì 4 giugno, in occasione del festival Archivissima. Tutti i volontari già attivi sulle piattaforme Wikimedia, ma anche chi vuole cominciare a dare il proprio contributo su Wikisource e Wikidata, sono invitati a “Far nottata all’Archivio Ricordi”, per contribuire a rendere disponibili online le riviste dell’archivio. L’editathon “Far nottata all’Archivio Ricordi” inizia online alle 18 di venerdì 4 giugno e sarà in diretta sul canale YouTube di Wikimedia Italia. Per iscriversi all’evento e interagire con gli altri partecipanti basta cliccare sul link in basso. Nel 2020, grazie all’aiuto di un wikipediano in residenza presso l’Archivio Storico Ricordi, è stato possibile rendere disponibili su Wikisource i numeri della “Gazzetta Musicale di Milano” che vanno dal 1842 al 1902, insieme diversi numeri di “Rivista Minima”, “Musica e Musicisti”, “Ars et Labor” e altre riviste edite dalla casa editrice Ricordi. Ora che le scansioni di questi documenti storici sono sulla piattaforma Wikisource, c’è bisogno del paziente aiuto di molti volontari per renderle veramente utilizzabili da tutti: studiosi e appassionati. Per farlo, bisogna controllare le trascrizioni automatiche, correggere gli errori e assicurare quindi che il testo digitale sia identico all’originale. Un lavoro molto accurato, che permetterà di rendere consultabili da tutto il mondo decenni di documenti di storia della musica. La volontà dell’Archivio Storico Ricordi di rendere disponibili, consultabili e modificabili sulle piattaforme Wikimedia i propri materiali è un esempio efficace di collaborazione per la condivisione del sapere e per il libero accesso alla conoscenza, che andrà a beneficio non solo degli studiosi italiani, ma di tutta la comunità globale.
04 giugno 20:00

Fondazione Sandro Penna-Fuori! (1427) • Archivissima 2021 (1389)

Atlante sonoroPodcast

50° anniversario del Fuori. Quando l’archivio è movimento

Nel 2021 il FUORI! ha compito 50 anni: non li dimostra, forse perché è sempre stato nel presente. Le battaglie di cui si è occupato come Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano dal 1971 in avanti — e che hanno contraddistinto gli anni della sua azione — sono in parte le stesse che che si combattono ancora oggi: un movimento pionieristico e antesignano, fondato a Torino dal libraio Angelo Pezzana, a vocazione internazionalista e libertaria, ispirato dalle correnti radicali anglosassoni dei Gay Liberation Front e francesi del Front Homosexuel d’Action Révolutionnaire. Una militanza attiva, in anni in cui uscire fuori significava abbandonare l’invisibilità, conquistare un posto nel mondo, opporsi con il proprio corpo e con la propria voce a una situazione di oppressione, abbracciare l’orgoglio: il FUORI! nasce per cambiare il contesto della società in cui viviamo, in modo che qualsiasi persona omosessuale potesse essere se stessa, insieme agli altri. La storia del FUORI! è fatta di persone, sedi in tutta Italia, manifestazioni, convegni: qualsiasi cosa si potesse fare nel mondo reale per creare uno spazio, per farsi spazio; dunque anche molta carta stampata, a partire da FUORI!, la prima rivista di liberazione gay italiana, che informava delle attività dell’associazione, ospitava il dibattito interno al movimento, apriva spunti di discussione, mischiava politica, letteratura, arte, puntava un faro su tutto ciò che prima si era costrett* a vivere nell’ombra — la propria identità in primis, ma anche i luoghi dove incontrarsi, riunirsi. Una pubblicazione graficamente molto curata, che ospitava firme di rilievo come quelle di Mario Mieli (che in questa occasione si firmava Mario Rossi), Angelo Pezzana, Enzo Moscato, Alfredo Coen, Myriam Cristallo, Corrado Levi,  Enzo Francone resa iconica dalle straordinarie illustrazioni di Marco Silombria — pittore e pubblicitario che per il FUORI! è stato anche autore di decine di manifesti indimenticabili, entrati nell’immaginario collettivo del movimento. Riviste, manifesti, volantini, ma anche registrazioni di incontri, documentari, video: tutto ciò che il FUORI! ha prodotto negli anni è conservato alla Fondazione Sandro Penna di via Santa Chiara 1, a Torino. Nata nell’80 per iniziativa dei militanti del FUORI! torinese — quando l’esperienza del movimento era quasi giunta al tramonto — la Fondazione ha avuto da sempre l’obiettivo di non disperdere la memoria e il senso di quanto era stato fatto come movimento, agire da memoria storica ma continuare a promuovere in città attività culturali, corsi, congressi a tema LGBTI, spettacoli teatrali. Un patrimonio messo a disposizione delle nuove generazioni, forte di una collezione unica in Italia di testi di saggistica LGBT e di magazine internazionali — grazie alla donazione da parte di Angelo Pezzana della propria collezione privata — e di una rassegna stampa ricchissima, composta da circa 60/70 ritagli dall’enorme valore storico-culturale. Con Valentina De Poli abbiamo passato qualche ora fra gli scaffali dell’archivio: insieme agli archivisti della Fondazione abbiamo visto in anteprima i materiali che andranno a comporre una grande mostra retrospettiva della storia del FUORI! In programma per ottobre 2021, per poi proseguire la ricerca online su 9CentRo, la piattaforma del Polo del ‘900 che integra fonti e archivi sulla storia del Novecento e che ospita oggi parte della collezione della Fondazione Sandro Penna in formato digitale.
04 giugno 20:00

Rai Teche (697) • Archivissima 2021 (1389)

Atlante sonoroPodcast

La storia della TV. Quando l’archivio è immaginario collettivo

Se la televisione è stata considerata da sempre come una scatola magica, allora come si può definire l’archivio che ne conserva tutte le immagini, dalla prima all’ultima trasmissione? Le Teche Rai, il più grande archivio audiovisivo italiano, sono un patrimonio che racchiude la nascita di una nazione: generazioni di persone che una dopo l’altra di sono avvicendate davanti allo schermo, si sono sono unite davanti allo schermo, si sono specchiate nello schermo. La televisione come elemento biografico di ognuno di noi: «Cosa stavi facendo quando al telegiornale hanno annunciato il rapimento Moro?», «Dov’eri la notte della vittoria dei Mondiali nel 2006?» «Con chi eri sul divano quando Tito Stagno ha pronunciato il famoso Ha toccato, ha toccato per raccontare il primo allunaggio?». Come una macchina del tempo, la TV ci può riportare là dove i nostri ricordi appaiono sfuocati: un po’ come succede con Bambini nel tempo - l’Italia, l’infanzia e la TV — documentario del 2015 prodotto da Rai Teche e Rai Cinema, curato da Maria Pia Ammirati, Roberto Faenza e Filippo Macelloni —  che attraverso un montaggio impeccabile tra sguardi e parole, primi piani, corse sfrenate, domande scontate (degli adulti) e risposte sorprendenti (dei bambini) riesce collegando i puntini di un archivio immenso come quello della Rai a ridare nuovi contorni, nuovi colori alle nostre memorie sbiadite dagli anni che passano. La storia della TV così s’incrocia con la nostra storia, che siano cartoni animati, fatti di cronaca, avvenimenti sportivi: anche senza comparire in volto o nei titoli di coda di un programma, noi tutti facciamo parte del grande spettacolo conservato nelle Teche della Rai. Un patrimonio che internet ha reso raggiungibile in pochi secondi: accessibile a tutt*, il sito di Rai Teche è un enorme archivio digitale dove dietro a ogni immagine, a ogni nome, a ogni clic si cela il lavoro di decine di persone che rendono possibile la fruizione di materiali di ogni genere. Un costante lavoro di preservazione e innovazione, un servizio pubblico che porta nelle nostre case un cosmo di elementi audiovisivi che vale 5 milioni di ore di storie, 155 milioni di documenti indicizzati e 1 milione di foto digitalizzate: uno spazio di consultazione in cui perdersi, o meglio, dove perdersi nella Storia per ricostruire storie.  Si sa però: per ogni documento digitalizzato, ne corrisponde uno fisico, originale che trova spazio in uno spazio concreto. Non fa eccezione questo caso, ed è alla ricerca di questo spazio che con Valentina De Poli abbiamo preso il treno per Torino e ci siamo dirett* in via Verdi per visitare gli spazi della Mediateca Rai: lì fra sale per la consultazione dei materiali di archivio e quelle per le visioni di gruppo abbiamo scoperto fotografie, manifesti, cartoline, locandine legate alla storia dei programmi Rai.
04 giugno 20:00

Archivio Storico Intesa Sanpaolo • Archivissima 2021 (1389)

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Professione, fotoreporter. Quando l’archivio è informazione

7 milioni di fotografie di tipo analogico, compresi negativi su vetro e pellicola, provini a contatto, stampe per lo più in bianco e nero e diapositive a colori, databili dall’inizio degli anni Trenta agli anni Novanta del Novecento: a osservarlo da fuori l’Archivio Publifoto — acquisito da Intesa Sanpaolo nel 2015 con l’obiettivo di valorizzarlo in quanto bene culturale nazionale — può intimorire per la mole e l’importanza della sua documentazione. Ma una volta entrat* nell’ex caveau della banca che è stato allestito come spazio per conservarlo al meglio, il timore lascia spazio allo stupore e alla meraviglia: lo sa bene Valentina De Poli, che ha potuto immergersi «in un mondo ormai consegnato alla storia ma capace di suscitare ancora emozioni intatte» come lo ha definito una volta Aldo Grasso.  Decine di migliaia di fotografie di cronaca, politica, costume, società, cultura, sport, paesaggio e architettura realizzate sia dai fotografi che lavorarono alle dipendenze della Publifoto, sia da altri fotografi o agenzie italiane e straniere per i quali si occupava della distribuzione: ma non solo, visto che natura dell’archivio è essere luogo dell’emerso ma anche del sommerso. E dunque accanto alle fotografie ecco anche appunti, agende, biglietti, corrispondenze appartenute a figure che al giorno d’oggi ci sembrano mitologiche: i fotoreporter, simboli di una professionalità che è andata estinguendosi nei decenni, ma che conserva il fascino di chi ha saputo trasformare la cronaca in arte.  Una storia che si può ripercorrere nel dettaglio grazie al minuzioso lavoro di archiviazione che ha accompagnato da sempre l’attività di Publifoto, il cui fondatore Vincenzo Carrese intendeva come un patrimonio culturale da consegnare alle generazioni successive: un missione portata avanti dall’Archivio Storico Intesa Sanpaolo che, forte dell’esperienza decennale maturata nella gestione e valorizzazione della propria Sezione fotografica, ha permesso alla stella di Publifoto di continuare a brillare in mostre, pubblicazioni, occasioni di didattica.
04 giugno 20:00

Archivio Diaristico Nazionale e Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano (1426) • Archivissima 2021 (1389)

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L'alfabeto della memoria. Quando l'archivio è autobiografia.

L'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano nasce come centro italiano di raccolta delle scritture autobiografiche nel 1984, su iniziativa del giornalista e scrittore Saverio Tutino e per volontà del Comune di Pieve Santo Stefano. Raccolta, conservazione, fruizione, promozione e valorizzazione del patrimonio documentario: da sempre l’'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, pianifica e attua le proprie attività al fine di perseguire queste finalità.  Far confluire in un unico luogo le scritture autobiografiche degli italiani — tramandate in forma di diari o memorie o epistolari — è stata l'ispirazione che ha dato vita all’intero progetto, pensato come una banca della memoria collettiva del nostro Paese da mettere al servizio di chiunque intendesse attingervi e fruirne. Da qui l'esigenza di aprire la struttura verso l’esterno — attraverso il Piccolo Museo dei Diari, nato per raccontare la storia e l’epica dell'Archivio diaristico e concepito con i criteri del museo di narrazione in cui il visitatore viene chiamato ad assumere un ruolo attivo — e offrire la consultazione dei materiali alla cittadinanza, agli studiosi, agli appassionati: come la nostra Valentina De Poli, che ha avuto la possibilità di addentrarsi in questa polifonia di voci, avvicinandosi alle sue autrici e ai suoi autori attraverso le loro parole più intime, soffermandosi su due storie molto diverse fra loro, ma accomunate da un elemento anagrafico. Per lei che ha dedicato gran parte della sua carriera di giornalista ai più giovani non potevano che essere che queste voci — che provengono dall’adolescenza, da una gioventù così vicina e così lontana — a farsi notare in mezzo alle altre centinaia di pagine vergate con l’inchiostro nero o blu, a penna stilografica o Bic. E così scopriamo insieme a lei il diario della Prima Guerra Mondiale tenuto da sottotenente Giuseppe Salvemini, nato nel 1897 a Castiglion Fiorentino in provincia di Arezzo — che all’epoca del conflitto è poco più che maggiorenne; e quello di Caterina Minni, datato 2014, studentesse di Perugia quindicenne che affida alla pagina scritta le inquietudini dell’uscita dall’anoressia che l’ha colpita appena dodicenne. Due testimonianze che hanno di recente arricchito l’Alfabeto della memoria, un’installazione mobile progettata dallo studio dotdotdot e pensata per portare le storie dell’Archivio dei Diari anche in luoghi diversi: una valigia dei ricordi cui si uniscono ora dieci nuove voci tratte da diari di adolescenti, in occasione della riapertura delle sale del Museo.
04 giugno 20:00

Archivio Michele De Lucchi – AMDL CIRCLE (1464) • Archivissima 2021 (1389)

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Togetherness. Quando l'archivio è un'idea di mondo

AMDL CIRCLE è uno studio multidisciplinare rinomato per il suo approccio umanistico all’architettura e al design, guidato da Michele De Lucchi, uno dei maggiori architetti e designer italiani, che ha firmato fra le tante cose anche l'iconica Tolomeo di Artemide, la lampada di design più diffusa al mondo. Fondato su 40 anni di progetti pionieristici, allo Studio si devono architetture emblematiche come quella dell'UniCredit Pavilion a Milano, o del Ponte della Pace a Tbilisi, Georgia. Con Valentina De Poli siamo entrati dentro il suo archivio, alla ricerca della sua voce, delle sue parole: abbiamo seguito la strada tracciata dalle costanti espressive che si ritrovano fra i progetti di design, grafica, urbanistica e architettura elaborati da De Lucchi e dai suoi collaboratori tra il 1969 e oggi. Disegni, fotografie, video, modelli e oggetti: se come dice De Lucchi nella prefazione a Connettoma — volume pubblicato da Silvana Editoriale che raccoglie i primi 20 anni della sua attività — «l’archivio è un bacino che conserva e custodisce, si alimenta, vive, e ci porta a raccontare altre storie, a costruire nuovi progetti, a riflettere sul passato per costruire il presente e il futuro» è lì che abbiamo guardato per capire il vocabolario di riferimento della sua storia, fatta di una creatività che continua ad alimentarsi per connessioni, dove il potere immaginifico di ogni cosa è l’occasione per far scattare un’idea, generare l’ispirazione per una forma iconica o la risposta a un problema compositivo. Una ricerca che mette al centro le persone, gli essere umani come parte della natura e il cui destino è strettamente connesso al destino del pianeta Terra: la realizzazione di nuovi oggetti ed edifici ha un senso solo se guidata simultaneamente dai principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, che si estendono nello spazio e nel tempo. Un impegno che tiene conto delle esigenze delle prossime generazioni, e si muove verso architetture che possano essere riprogrammate: se il mondo cambia di continuo, è necessario per De Lucchi e il Circle mantenersi visionari, immaginare di costruire luoghi che sono metaforiche stazioni da cui partire verso destinazioni future. Alla base del lavoro di chi pratica l’architettura non può che esserci un atto di ottimismo: solo così la ricerca della qualità della vita — sia fisica che intellettuale — riesce a concretizzarsi in un risultato efficace. Ed è per questo che pensare l’architettura e il design con un approccio umanistico porta ad abbracciare la pluralità delle competenze e dei metodi disciplinari, per arrivare ad avere una visione il più possibile omni-comprensiva della conoscenza. Nei progetti dell’AMDL CIRCLE vengono coinvolti esperti in diverse discipline umanistiche e scientifiche, pensatori colleghi e amici che arricchiscono con le loro idee e le loro conoscenze il lavoro quotidiano dello studio: una moltitudine che trova nell’archivio del Circle — che è stato fondato da De Lucchi per condividere l’esperienza acquisita in anni di trasformazione, cruciali, di grandi cambiamenti — il materiale necessario per immaginare il futuro.
04 giugno 20:00

Collezione Maramotti - Biblioteca e Archivio d’Arte (1497) • Archivissima 2021 (1389)

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Show Case: L'Archivio esposto

In occasione del festival di Fotografia Europea 2021 ispirato al verso di una poesia di Gianni Rodari (“Sulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori!”) e in continuità con la mostra Rehang : Archives del 2019, la Collezione Maramotti presenta un rinnovato percorso dell’esposizione permanente attraverso una selezione di documenti e materiali della propria biblioteca e dell’archivio d’arte. Percorrendo le sale che ospitano in permanenza oltre duecento opere dagli anni cinquanta ad oggi, una serie di vetrine pop-up contengono fotografie, documenti, disegni, libri d’artista ed ephemera su alcuni degli artisti esposti, ampliando il contesto della loro ricerca e offrendo prospettive aumentate sul percorso espositivo. I materiali relativi ad Alighiero Boetti, Eliseo Mattiacci, Mario Schifano, Pino Pascali, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo e Cesare Tacchi testimoniano, al primo piano, la vitalità e il fermento artistico in Italia negli anni sessanta e settanta. Al secondo piano, l’energia e la creatività della scena pittorica newyorkese negli anni ottanta e novanta è raccontata attraverso documentazioni sul lavoro di Eric Fischl, Julian Schnabel ed Ellen Gallagher. Queste vetrine vanno a integrarsi a una serie di contenuti digitali messi a disposizione nelle sale tramite codici QR già a partire dal 2020, per aprire ed espandere nuovi sguardi sulla raccolta. Alighiero Boetti Insicuro Noncurante è un grande libro-opera pubblicato nel 1975 in soli 41 esemplari numerati e firmati. In questo prezioso portfolio in 81 tavole, raccolte da Boetti stesso, si ritrovano molti dei temi centrali della poetica dell’artista. Sono qui presentate alcune delle tavole, tra cui “Scrivere con la sinistra è disegnare”, direttamente connessa all’opera Gary Gilmore (1977) esposta in Collezione. Eliseo Mattiacci Il bozzetto originale dell’opera Trucioli e calamita (1968-’69) e alcune fotografie di altri lavori di Mattiacci presentati insieme a questa alla Galleria dell’Oca nel 2004 sono rappresentativi della riflessione dell’artista sullo spazio quale luogo attraversato da campi di energia. Mario Schifano L’analisi ai raggi X della superficie di Manifesto 1960 (1960) rivela il processo di creazione dell’opera: gli ‘schermi” monocromi di Schifano non tendono a un azzeramento della pittura, quanto a una comunicazione stratificata e sospesa. Pino Pascali, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Cesare Tacchi Le immagini fotografiche afferenti alla galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis, uno dei centri più vitali della scena artistica italiana negli anni sessanta, riflettono il fermento culturale di quel periodo, in una Roma nevralgica per l’incontro tra artisti, letterati, critici e intellettuali. Eric Fischl Le due grandi tele Birthday Boy (1983) e The Philosopher’s Chair (1999) di Fischl sono emblematiche dello sguardo voyeuristico e psicologico dell’artista americano, i cui protagonisti abitano spazi liminari ambigui. Ephemera, articoli e lettere tra l’artista e Mario Diacono, che all’epoca le aveva presentate presso la sua galleria, aprono uno sguardo sulla loro ‘genealogia formale’ e i relativi riferimenti simbolici. Julian Schnabel Una serie di fotografie scattate nello studio di Schnabel a Long Island negli anni ottanta ci permette di cogliere alcuni passaggi concreti della realizzazione dei suoi celebri ‘plate paintings’ (due dei quali sono esposti in Collezione), testimoniando la costante tensione alla sperimentazione tecnica dell’artista newyorkese. Ellen Gallagher Ephemera, libri, fotografie e le parole dell’artista stessa, con particolare riferimento a un dialogo con Peter Halley pubblicato nel 1997, ci trasportano nelle ragioni profonde della ricerca di Gallagher, permeata da questioni legate alla razza e all’assimilazione dei neri all’interno della cultura e della società americana. - Durante la Notte Degli Archivi la Direttrice della Collezione Maramotti Sara Piccinini introdurrà i temi della mostra attraverso un piccolo contributo video.
04 giugno 21:30

Archivio Storico Officine Reggiane (581)

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Accadrà ma non a noi

Uno spettacolo teatrale e un docu-film creati a partire dai fascicoli del personale delle ex Officine Reggiane e dalle testimonianze dei familiari dei dipendenti. Ore 21.30 - 21.45: Le tappe del percorso di restituzione pubblica dei materiali d'archivio con Massimo Storchi (direttore dell'archivio) e Lorenzo Immovilli (co-autore del docu-film) Ore 21.45 - 22.15: Presentazione dello spettacolo "Il sogno di volare”, dialogo con i protagonisti (drammaturgo e attori), approfondimento sulla partecipazione della cittadinanza, letture e screening di scene della pièce Con Angela Ruozzi (regista) - Cecilia Di Donato (attrice) - Marco Di Stefano (autore) - Filippo Bedeschi (attore) Ore 22.15 - 22.30: Presentazione del docu-film “Accadrà ma non a noi. Al di qua e al di là delle Officine Reggiane" con screening del trailer Stefania Carretti e Nicolò Maltoni (co-autori del docu-film) --- Le oltre 22.000 cartelle del personale presenti nell’archivio aziendale delle ex Officine Reggiane coprono un arco temporale che va circa dal 1914 a tutti gli anni ’90 del novecento. L’apertura alla consultazione di queste cartelle ha generato un enorme coinvolgimento dei cittadini di Reggio Emilia, che in gran parte hanno conservato solo una vaga memoria di familiari o parenti che hanno lavorato in questa che fu per decenni la più grande industria emiliana. Per molti aprire la cartella personale di un loro caro è stata la scoperta di una memoria toccante quanto inaspettata, da integrare proprio vissuto famigliare. Per la città invece si è trattato di un momento di riconoscimento collettivo del proprio passato, il riaffiorare di un piccolo giacimento di storie individuali che, filtrate dalle registrazioni degli uffici aziendali, lasciano trasparire la grande storia che ha attraversato le singole vite degli operai e delle operaie delle Reggiane, mettendo così le basi per le condizioni sociali ed economiche odierne.

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