Il volontarismo garibaldino è uno dei miti più affascinanti dell’epopea risorgimentale, il cui protagonista indiscusso fu Giuseppe Garibaldi.
Nell’estate del 1881, quando l’Italia unita era una realtà, Menotti Garibaldi, figlio primogenito dell’eroe e presidente della Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie di Roma, indiceva un nuovo, singolare arruolamento: quello degli Allievi volontari. Si rivolgeva ai giovani tra i 15 e i 30 anni e suscitò un vespaio di polemiche che coinvolse il mondo politico e l’opinione pubblica, con una vasta eco sulla stampa dell’epoca, compresa quella dell’Impero Austro-Ungarico.
Dopo circa un mese, nel Consiglio dei Ministri del 10 settembre il Presidente del Consiglio, Agostino Depretis, dichiarò che la formazione degli Allievi volontari doveva essere impedita come illegittima. A un breve dibattito seguì la votazione: il parere di Depretis fu accettato con 5 voti su 2.
La Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia di giovedì 15 settembre 1881 si apriva con questa nota:
“A togliere qualsiasi dubbio sulle intenzioni del Governo circa l’organizzazione di Allievi volontari, ideata e cominciata dalla Società dei Reduci delle Patrie Battaglie in Roma, e altrove imitata da altre Associazioni, dobbiamo dichiarare che il Governo del Re, considerando che la formazione di simili corpi organizzati a scopo militare non è consentita dalle nostre leggi, ed offende una essenziale prerogativa dello Stato, non può né ammetterla né tollerarla. In questo senso ha dato le sue istruzioni alle autorità politiche”.
L’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” conserva nel suo Archivio alcune centinaia di schede di iscrizione di Allievi volontari compilate nel 1881, cartelline sulla cui prima pagina, sotto l’intestazione, sono riportati i dati dell’allievo: cognome e nome, luogo e data di nascita, paternità, condizione, stato civile e domicilio. Il documento è completato dalla data, dal numero di matricola e dalla firma del richiedente, oltre all’eventuale presentazione da parte di uno o più soci.
All’interno delle cartelline potevano essere inseriti documenti integrativi, come il permesso di uno dei genitori se l’allievo era minorenne, certificati di nascita o di buona condotta, presentazioni.
Particolarmente interessanti sono le referenze stilate dai datori di lavoro. Infatti solo una piccola percentuale degli allievi risulta studente e ancora di meno sono quelli che si definivano possidenti. Quasi tutti gli altri, anche se giovani o giovanissimi, erano inseriti nel mondo del lavoro.
Per approfondimenti, v. Cinzia DAL MASO, Gli allievi volontari di Menotti Garibaldi (1881), Roma, Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”, Quaderni Storiografici, n. 46, 2016.
Quando
04 giugno 18:30