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Archivio di Stato di Siena

Istituito nel 1858, l’Archivio di Stato accoglie inizialmente i grandi archivi cittadini delle Riformagioni e dell’Archivio generale dei Contratti, ovvero i documenti prodotti dallo Stato senese in età comunale e, con straordinaria continuità di conservazione, di età repubblicana (dal XIII secolo al 1557), e granducale (fino al 1808). Conserva, inoltre, la documentazione notarile, gli archivi delle istituzioni religiose, di alcuni comuni e quelli di famiglie o di singoli personaggi, degli uffici statali della Provincia, per un arco cronologico che va dal 745 agli anni ’90 del Novecento. Attualmente ha un patrimonio documentario di oltre 150.000 unità archivistiche organizzate in più di 200 fondi archivistici e distribuite in 14 km di scaffalature, con un Diplomatico di circa 62.000 pergamene. Di questo immenso patrimonio documentario è visibile un singolare campione nella Mostra documentaria allestita nella Galleria, originario ingresso all’Archivio, decorata ‘in stile’ da Giorgio Bandini secondo il gusto purista ottocentesco. All’interno del percorso di vista spicca il Museo delle Biccherne che costituisce la peculiarità dell’Archivio di Stato di Siena. Sono visibili le tavolette dipinte (105) commissionate a partire dal Medioevo dagli ufficiali di Biccherna e poi anche da altri uffici senesi con funzione di copertina per i registri di amministrazione. Una collezione unica, con il carattere di pittura ‘civica’ visibile negli negli ambienti dove, sulle antiche scaffalature lignee, è collocato il materiale archivistico, per sottolinearne il collegamento con la loro funzione originaria.Ha sede in Palazzo Piccolomini costruito su progetto del Rossellino,come dimora di Giacomo e Andrea, i due nipoti del pontefice Pio II Piccolomini, con un intervento architettonico di grande impatto nella zona, con affaccio su Piazza del Campo, dove la famiglia è attestata fin dal XIII secolo. Estintosi il ramo Piccolomini Tedeschini d’Aragona, l’amministrazione dell’Eredità Tolomei (1681) ne fa un collegio per nobili affidato alla direzione dei Gesuiti, quindi, acquisito dal Demanio granducale (1824), i grandi saloni sono trasformati per le esigenze degli uffici ospitati (Registro, Dogana, ecc.) e ancora per l’allestimento dell’Archivio di Stato.