Chi siamo

Il Festival degli archivi

Nato nel 2018 sulla scia del format di successo “la Notte degli archivi”, il Festival rinnova il suo impegno nella promozione  presso il grande pubblico dei patrimoni e delle storie conservate negli archivi storici e nella valorizzazione dell’Heritage attraverso una commistione di linguaggi e media differenti.

Nel 2022 la manifestazione giunge alla sua quinta edizione: dopo l’esperienza sperimentale della Digital Edition 2020 con il lancio del primo ciclo di podcast d’archivio – l’Atlante sonoro – e una ancora più sorprendente edizione 2021, caratterizzata dall’ibridazione dei linguaggi e dei prodotti e dalla costituzione  delle Reti d’archivio, Archivissima 22 si apre idealmente con la Giornata internazionale degli Archivi il 9 giugno. Per un lungo week end, il Festival accompagnerà il pubblico di Torino tra spettacoli, talk, masterclass, sonorizzazioni e passeggiate d’archivio in città. Evento di punta, come ogni anno, la Notte degli Archivi del 10 giugno, che vedrà l’Italia diventare protagonista di una serata all’insegna della scoperta dei patrimoni delle regioni italiane.

 

#CHANGE

Nel 1989 Klaus Meine compose una ballata ispirata agli accadimenti che stavano interessando quasi tutti i Paesi dell’Europa dell’Est. Non lo sapeva ancora, ma Wind Of Change sarebbe presto diventato non solo il singolo più venduto in Germania ma la colonna sonora di un’epoca, simbolo dei cambiamenti che quel momento storico aveva portato con sé, per chi li aveva vissuti e per chi sarebbe venuto dopo. Un vento, quello del cambiamento, che non si era certo levato una volta sola: nel ‘900, quasi 30 anni prima, un altro infaticabile cantastorie aveva regalato ai giovani della sua generazione un testo che sarebbe assurto a manifesto della controcultura giovanile, delusa dalla politica statunitense che aveva accelerato l’ingresso del Paese e del mondo intero nella guerra fredda e nel conflitto in Vietnam. Il manifesto era Blowin’ in the Wind, lui era Bob Dylan.

Di cambiamenti è segnata tutta la storia dell’uomo. Molti hanno impresso nuovo corso alla vita umana (grandi scoperte, rivoluzioni, conquiste sociali e spaziali, lotta per i diritti) altri hanno segnato involuzioni e sconfitte (invasioni, guerre, stragi, contaminazioni ambientali, pandemie…).

Negli ultimi 500 anni il cambiamento è diventato – paradossalmente – una costante: il tempo delle trasformazioni, così come la sua percezione, si è contratto ed accelerato. Nell’elaborazione dei modelli di business orientati allo sviluppo tecnologico, l’Istituto McKinsey ha rilevato come rispetto alla rivoluzione industriale, la dimensione del cambiamento oggi appaia 10 volte più veloce, coinvolga aree 300 volte più ampie e impatti sugli individui 3000 volte più intensamente. Anche, l’EPAS, il Sistema europeo di analisi strategica e politica, ha mostrato come lo scenario più probabile in una prospettiva di medio periodo sarà caratterizzato da elevata complessità, massima incertezza ed estrema rapidità dei mutamenti.

In un quadro in cui tutto cambia, non stupisce che a farlo siano anche le parole: “cambiamento” non identifica più solo i concetti di trasformazione e novità ma si veste di una vasta gamma di connotazioni, legate alle conseguenze di questo rapido divenire. Ecco che i Fridays For Future di Greta Thunberg ci ricordano quanto poco tempo resti per ripensare a uno sfruttamento sostenibile del pianeta e le involuzioni sociali che si registrano in diversi Paesi del mondo ci stimolano con forza a ripensare ai diritti personali che pensavamo acquisiti da tutti e per sempre.

Cambiano le forme della politica e del vivere comune; il modo in cui comunichiamo e gli strumenti con cui lo facciamo; i mezzi con cui ci spostiamo, i cibi che mangiamo, gli oggetti che desideriamo… Nemmeno la consapevolezza di questa estrema variabilità, confortata dalla certezza asettica delle leggi fisiche, ci dà quiete. Il segno impresso a questo mutamento dipende da molteplici fattori, a partire dalla prospettiva storica, dal sistema valoriale in cui siamo immersi e soprattutto dalla coscienza che abbiamo di noi e del nostro ruolo in questo processo.

La spinta al cambiamento è connaturata al nostro essere: per affrontarlo però servono nuove risposte e capacità di adattamento. Serve una trasformazione, che è prima di tutto dello sguardo. Quello verso il futuro e quello verso il passato: non fonte di certezze consolidate ma spazio di possibilità, per abitare davvero il cambiamento. Da qui, Archivissima 2022 riparte per interrogare gli archivi, convinta che i patrimoni custoditi possano guidarci in questa infaticabile e necessaria riscoperta.