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Viaggio attraverso i quartieri di Bologna
QUANDO
venerdì 09 giugno ore 18:30
video registrato
Realizzato dalla Rete Archivi del Presente e dall’Associazione “Legg’io”.
E’ possibile un viaggio nella memoria di una città, o la memoria può essere riferita solo a ciò che avviene nella mente di ciascuna persona?
La Rete “Archivi del presente”, che unisce 17 archivi pubblici e privati bolognesi, ha provato a riflettere sulla memoria collettiva, e propone un podcast che è un viaggio nelle diverse sfaccettature della memoria della città di Bologna, a partire da com’era la città negli anni settanta.
In quello che è stato definito “il lungo decennio del secolo breve”, ci pare di aver individuato un momento importante nella trasformazione della città, intesa sia come struttura urbanistica, sia come tessuto sociale. Quella trasformazione si è manifestata in diversi modi: l’alto tasso di partecipazione alla vita collettiva, la creazione di strumenti di un welfare municipale (asili, farmacie comunali, scuole), i fermenti sociali e culturali che hanno anticipato riforme nazionali (come la legge 180 sulla psichiatria), una vita culturale vivace, il tentativo di creare periferie vivibili e di integrare gli immigrati dal sud Italia, un’urbanistica che aveva l’obiettivo di superare la dicotomia centro-periferia.
Che cosa resta di tutto ciò nella memoria collettiva? Si tratta di una stagione superata per sempre, o ha ancora senso riflettere su di essa, evitando gli “scherzi della memoria” per cui un passato mitizzato sembra sempre migliore di un incerto presente?
Abbiamo dunque tentato questo viaggio nella memoria collettiva.
Nella memoria urbanistica, innanzitutto. Perché se è vero che la geografia è la scienza che si occupa del mondo in cui viviamo, allora l’urbanistica si occupa dei luoghi in cui trascorriamo la nostra vita quotidiana. La città è lo spazio maggiormente antropizzato che esiste. E’ possibile realizzare città in cui sia piacevole vivere? In fondo, è proprio questa la domanda che i cittadini più sensibili e gli amministratori più avveduti si pongono. A Bologna, gli anni settanta sono stati un momento felice di partecipazione alla vita della cosa pubblica, e questi temi sono stati dibattuti sia nel consiglio comunale che nelle assemblee dei quartieri. Cosa ha sedimentato quell’esperienza? Cosa di essa è rimasta nella memoria collettiva?
Ma se il tessuto urbano è il palcoscenico in cui agiscono i cittadini, questi ultimi sono differenziati tra loro: ricchi e poveri, istruiti e poco alfabetizzati, donne e uomini, immigrati e nati in loco. E’ possibile costruire un tessuto sociale che permetta ai singoli la massima libertà di esprimere le proprie capacità e al contempo realizzi la massima uguaglianza possibile, evitando disparità sociali, peraltro spesso ingiustificate, che minerebbero alla base l’integrazione sociale? I dibattiti e le riflessioni sviluppatisi negli anni settanta nella città di Bologna riguardavano anche questi aspetti sociali. Si tratta, in fondo, delle questioni che tanta parte hanno avuto nella storia contemporanea, dalla rivoluzione francese ad oggi: libertà, eguaglianza e fraternità.
Il viaggio che proponiamo tiene assieme aspetti sociali, urbanistici, culturali, politici. E’ un viaggio in quattro rioni della periferia di Bologna, quella periferia che è nata o si è espansa negli anni settanta.