Per un archivio della passione
L’idea di un’Europa unita e libera è nata nel luogo più lontano dal concetto di futuro: il carcere dell’isola di Santo Stefano, a Ventotene. A vergarne il Manifesto, su carta di sigarette, furono alcuni confinati dalle personalità eccezionali, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con il contributo fondamentale di Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann che lo diffuse sul continente. Era il 1941, e le condizioni di quell’elaborazione (l’isolamento, la detenzione, la privazione della libertà) unite alla convinzione che dalle ceneri della guerra dovesse nascere qualcosa di buono, diedero vita a uno dei più importanti lasciti programmatici della nostra epoca.
Nel 1961 tra i molti laureati in ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, ce n’è una specialissima: è Amalia Ercoli-Finzi, classe 1937, prima donna a conquistare quel traguardo. Amalia voleva fare, e fare era una cosa da ingegneri. Uomini. Da allora in poi, nella sua vita troveranno spazio molte battaglie, e due sopra le altre: le missioni spaziali e le comete.
Il 28 giugno 1969 nel Greenwich Village, lo Stonewall Inn smette di essere un qualunque bottle bar senza licenza per diventare il simbolo della rivolta della comunità omosessuale, che si oppone agli arresti arbitrari e omofobi della polizia. Un mese dopo, viene fondato il Gay Liberation Front. Dodici mesi dopo, quindici mila persone marceranno da Greenwich a Central Park nella prima parata LGBT della storia.
Il 15 agosto 1969 a Bethel, nello Stato di New York, John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld e Mike Lang organizzano il più grande festival musicale di tutti itempi. Il concerto di Woodstock raggruppa per la prima volta quasi 500 mila giovani, all’insegna della pace e della libertà. Sul terreno scorre il fango, sul palco i più grandi musicisti di sempre.
Non è scontato, ma queste tre storie sono avvolte da un filo comune: la passione. Componente tanto ostinata quanto viscerale, connessa all’istinto vitale, alla sopravvivenza, alla riproduzione. Dirompenti, caleidoscopiche, totalizzanti, spesso distruttive, le passioni sono state per secoli il fulcro dell’affermazione di sé e un potente nesso tra individui, rapporti privati e vita pubblica, motore essenziale per la trasformazione della società. Funzioni che oggi paiono non solo silenziate, ma quasi del tutto svanite. Argomentarlo è fin troppo semplice: l’immaginazione non ha preso il potere, le energie al servizio dei disegni collettivi si sono asciugate in rivoli personali, l’identità collettiva insegue passati emotivi a scarso potenziale immaginifico (razza, sangue, natura), la fiducia nel cambiamento è ai minimi storici.
I simboli dividono, le mode ammutoliscono lo spirito, la competizione ammanta di diffidenza ogni lotta civile. Persino l’innovazione è sdoganata come un’idea vincente dei singoli: lo spazio collettivo è disgregato, l’orizzonte di riferimento sempre meno condiviso. Siamo disorientati, soli e pure un po’ depressi.
Tutto è perduto?
No.
Se una risposta esiste, si trova dentro gli archivi. Un mondo fatto dei nostri mondi, dentro cui le passioni sopravvivono.
E proprio gli archivi ci regalano appigli solidi per continuare ad orientarci in un mondo confuso: indagando il loro ricorso e i meccanismi con cui si sono diffuse, decodificando gli atteggiamenti passionali e il modo in cui sono stati letti e tradotti nel mondo.
Se le passioni ci dicono chi siamo stati, per capire chi vorremmo essere domani abbiamo ancora bisogno degli archivi e delle storie che contengono, perché tutte insieme compongono la nostra Storia collettiva.
Da qui prende avvio la riflessione di Archivissima 24.
Esplorare le passioni è un modo per dare spazio alle idee che hanno smosso il mondo, all’utopia che ha animato i popoli, alla bellezza degli incontri, al piacere dei corpi, alla libertà dei pensieri, al miracolo della sapienza, all’arte della meraviglia, alle mappe dei desideri.
Archivissima 24 pone dunque agli archivi nuove sfide.
Setacciare i luoghi, reali e simbolici, in cui ancora si manifesta quel patrimonio vitale e culturale sedimentato nei secoli e nelle esperienze dell’umanità, in cui si celano le passioni con cui sono stati edificati i mondi che abbiamo conosciuto, animate le piazze dei popoli, conquistati i diritti, alimentata la ricerca, illuminato l’ignoto, originata bellezza, nutrito lo spirito, collezionato stupore.
Rintracciare in quali ambiti del grande archivio del mondo le passioni hanno ancora qualche chance di esprimersi.
E contribuire, con le proprie riflessioni, alla creazione di un nuovo catalogo delle passioni, un nuovo atlante a disposizione di tutti.