racconti
Girotondo
Un racconto in forma di diario della storia di Pierina, bambina di 8 anni della piccola cittadina Rimella, che, dall'infanzia all'età adulta, racconta l'evoluzione e la presa di coscienza del senso di appartenenza alla comunità.
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Oggi ho nostalgia, il mio passo è malinconico e qualcosa mi preme dentro lo stomaco. Abito a Rimella, ho 10 anni: la giornata a scuola non è andata come volevo e anche a casa si respira un’atmosfera strana…non vedo l’ora di crescere e andarmene da questo buco di paese! In una grande città starò meglio e farò esperienze straordinarie.
Qualcosa, però, mi sospinge verso la soffitta, un’aura misteriosa che mi porta a isolarmi e a riflettere; mi siedo su una cassapanca che scricchiola: il rumore del legno e l’odore di muffa mi invogliano ad aprirla. Tra vecchi e polverosi vestiti è conservato un quadernetto un po’ ingiallito, ma che attira la mia attenzione. Lo apro e, come per magia, si apre un mondo lontano, a me conosciuto solo in parte attraverso le voci della mia famiglia: il mondo dei Walser.
4 Aprile 1960
Caro diario,
mi chiamo Piera, ma tu puoi chiamarmi Pierina, e ho 8 anni.
La maestra oggi ci ha regalato questo quaderno e ci ha dato il compito di raccontare le nostre avventure.
Inizierò a parlarti di dove abito.
Rimella è la mia casa e qui non ci si annoia mai, quindi ho molto da dire.
Per me è sempre tutto molto bello e interessante, nonostante in inverno si vada a scuola (non dirlo alla maestra!), però l’estate è magnifica.
Sai che alle volte faccio il bagno al fiume?
Uno dei miei passatempi preferiti, quando arriva il caldo, è immergermi nell’acqua ghiacciata e rinfrescarmi per bene: quanto è soddisfacente! Devo ammettere, in realtà, che anche durante l’inverno ci si diverte; sì, perché la neve è bella e mi piace anche aiutare i grandi a spalarla!
Adoro quando gli adulti iniziano a fare i matti e al post di pulire si lanciano addosso palate di neve fresca.
Allora, questo momento di lavoro un pochino strano riesce sempre a rallegrarmi e a scaldarmi, nonostante, a volte, l’inverno possa essere “cupo e gelido”, come dice la mamma.
In generale, faccio tante cose e i grandi mi tengono sempre compagnia!
A Rimella tutti siamo un’unica famiglia! Penso che sia veramente incredibile ciò che la mamma fa: per esempio, trasporta la gerla piena di fieno camminando tanto su e giù per le rive, solo per dare da mangiare alle bestie durante l’inverno; cucina ogni
giorno per tutti noi e poi mi accudisce con affetto e con amore. Io so che un giorno sarò come lei!
Ora però sento che i miei amici mi chiamano: bisogna iniziare a sfrondare i frassini e io adoro arrampicarmi sugli alberi.
Qualcosa inizia a muoversi dentro di me: un senso di appartenenza a quella civiltà walser che, scopro, ricca di fascino. Salto un po’ avanti fra le pagine vecchie ed ingiallite, che odorano di stantio. Gli anni si susseguono e la scrittura della misteriosa bambina cambia, man mano che cresce. Ad un certo punto mi fermo a leggere questa pagina…
8 settembre 1987
Caro diario,
è da un po' che non scrivo, mi sei capitato sotto mano l’altro giorno perché la Nini ti ha fatto cadere dallo scaffale. Sarà almeno un anno o due che non penso a te, però ora voglio aggiornarti.
Come sai, sono diventata adulta: ho tre bellissimi figli, due maschi e una femmina. Il lavoro è duro, ma fra tutti cerchiamo di aiutarci. D’estate ci occupiamo di falciare l’erba, noi donne, e ci sforziamo di trasmettere tante attività e usanze alle nostre figlie, sempre troppo vispe e allegre per riuscire ad imparare al meglio, ma forse é proprio questo il bello. Grazie a loro, noi donne della comunità riusciamo a rivivere i tempi di una volta.
Gli uomini vanno a tagliare la legna, invece.
D’inverno spaliamo tutti assieme la neve e ridiamo tanto. Mio marito mi fa qualche dispetto, nonostante l’età non proprio infantile, e molte mi invidiano. La nostra é davvero una famiglia felice. I miei figli maschi sono un po’ ribelli e già innamorati.
Passano dunque molto tempo
con gli altri giovani e cantano le nostre canzoni, cercando di corteggiare le ragazze. Talvolta però tornano a casa afflitti e io e il padre tentiamo, prendendoli anche un po’ in giro, di dar loro consigli. Mi ricordano i bei momenti della mia gioventù, quando pure io partecipavo a
feste, matrimoni e ai bellissimi raduni di tutte le nostre comunità walser, i Walsertreffen. Proprio in occasione di uno di questi incontri ho conosciuto il mio amato marito...che emozione!
L’attività che più di tutte adoro, però, è cucinare. Avendo tre figli, c’è bisogno di lavorare sodo per riuscire a procurarci le dosi necessarie di cibo per sfamare tutti. Il momento dei pasti è quello più gioioso della giornata: amo preparare la polenta, abbiamo oltretutto dei paioli
perfetti per cuocerla. Se potessi, non farei altro oltre a cucinare per la mia famiglia, ma chiaramente bisogna pensare anche ai doveri: la produzione del formaggio, per esempio, portare le bestie al pascolo e prepararsi per il duro e lungo inverno.
Sempre più interessata alle parole quasi sbiadite di quelle pagine giallognole, continuo a sfogliare, delicatamente, quel vecchio diario, e nel leggere le ultime pagine rimango stupita. Le parole mi diventano sempre più familiari e, una volta arrivata all'ultima pagina, capisco a chi apparteneva questo vecchio diario.
16 maggio 2023
Caro diario,
ora mai non ti scrivo più in modo costante, non ho più tanto tempo da dedicarti. Sono anziana e la vita di Rimella la guardo dalla finestra; per le strade ora ci sono i miei nipoti, fanno i giochi che facevo io da piccola, cantano le nostre canzoni, tengono in vita la nostra piccola comunità.
Da piccola passavo ore a guardare mia madre lavorare e mia nonna prendersi cura della casa e dei bambini, e ora, molti anni dopo, tocca a me occuparmi di tutto. Ho visto e fatto tante cose nella mia vita: alle mie spalle ho molte primavere trascorse a giocare per le strade di Rimella, e molti autunni passati a falciare prati e a riempire ceste.
Non abbiamo bisogno di nulla per essere felici: le giornate in famiglia, le chiacchiere con i genitori: possiamo trovare la gioia anche nei momenti più difficili perché il solo stare insieme ci fa stare bene.
Sai, caro diario, mi manca molto mia madre e l’unica cosa che riesco a ricordare nitidamente di lei è la maniera in cui si vestiva, uguale a tutte le altre donne rimellesi.
L’abito tradizionale è formato da calze nere, reggicalze, un’ampia sottoveste e una camicia più o meno sofisticata in base all’occasione.
Mi ricordo molto bene anche il fazzoletto colorato e piegato a triangolo che portava sulla testa, oltre alla gonna che, quando ero bambina, mi sembrava immensa.
Quello che più mi manca è l’odore di campo che lei portava con sé ogni volta che passava, e questa sensazione fortunatamente è in parte rimasta impressa nel suo abito. Per questo ho pensato di conservarlo e tirarlo fuori solo nelle occasioni più importanti, ma soprattutto ho deciso di tenerlo con me in quelli che so essere gli ultimi giorni della mia vita.
Probabilmente queste sono le ultime volte in cui ti sfoglio, ti leggo e ti rileggo per cercare di mantenermi ancora un po’ giovane.
Passando tra le mani le tue pagine ingiallite e consumate, mi sembra di rivivere tutti i momenti di cui ho scritto da bambina, la spensieratezza e la felicità che mi contraddistinguevano.
Sei stato un ottimo compagno di vita, grazie. Saluti dalla tua Pierina.
Ora la mia presenza qui a Rimella acquista tutto un altro significato affettivo ed emotivo: sono pronta, come in un eterno girotondo, a raccogliere la tua eredità, cara nonna, e a trasmetterla a chi verrà dopo di me.
Testo scritto da Bolzoni Emma, Cerini Michela, D’Amico Greta, Della Peruta Sofia, Mazzocchi Caterina, Paolinelli Sara.
Referenti: professoresse Contini Sabrina, Uglioni Elena