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La storia di Gianfranco
Negli archivi la passione per la vita e le storie delle persone, tanti tanti racconti e noi, alunni di quinta B, ne abbiamo scovato uno: La storia di Gianfranco.
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Negli archivi la passione per la vita e le storie delle persone, tanti tanti racconti e noi, alunni di quinta B, ne abbiamo scovato uno: La storia di Gianfranco
Nel lontano 1955 Gianfranco, un bimbo povero e orfano di madre, viveva con il padre e i fratelli in una piccola casa nella periferia milanese; più che una casa in verità era un’unica stanza per tutti.
Il papà che lavorava, ma non guadagnava abbastanza, fece richiesta per mandare Gianfranco al Collegio dei Martinitt dove c’erano già alcuni dei suoi fratelli. Di solito era più facile essere ammessi se si era orfani di padre, ma per Gianfranco fecero un’eccezione, visto che la sua famiglia era molto povera.
Una mattina di settembre del 1956, papà Giovanni svegliò Gianfranco e gli comunicò che proprio quel giorno sarebbe entrato dai Martinitt.
Sgomento
Gianfranco non poteva crederci, era triste e sconvolto, avrebbe dovuto lasciare la sua casa e suo padre e non sapeva cosa gli sarebbe accaduto.
Appena giunto al collegio l’imponenza dell’androne e la statua di San Gerolamo Emiliani furono ciò che rimase più impresso nella mente del piccolo Gianfranco.
Tante le emozioni
Tra queste il pensiero costante che avrebbe trascorso molto tempo in quell’ istituto, il desiderio di essere accettato dagli altri, ma anche il disagio per la differenza tra il modo di vivere la nuova quotidianità, che era ovviamente molto diversa da quella vissuta a casa sua.
Comincia l’avventura!
La giornata, ma soprattutto tanteregole
Tante, tante regole non tutte facili da rispettare per Gianfranco
• Sveglia alle 6.30
• Molti, troppi incarichi da svolgere: alcuni davvero poco piacevoli, come la pulizia dei bagni che veniva affidata a chi era stato più monello
• Colazione
• Scuola
• Pranzo ore 12.00 : era obbligatorio finire quanto si aveva nel piatto (Gianfranco detestava il riso al pomodoro che veniva servito ogni giovedì)
• Un’ora e mezza di ricreazione
• Nel pomeriggio lezioni o compiti
• Cena ore 19.00
• 21.30 tutti a nanna !
• Si poteva fare la doccia e cambiarsi i vestiti solo una volta alla settimana
• Non si poteva giocare alla lippa
• Si potevano barattare le punizioni , come saltare l’intervallo, con dei piegamenti
• Era possibile guadagnarsi un’uscita in più a casa se per tre mesi consecutivi si prendevano tre nove
• E…ancora tante altre regole
A sentirle tutte veniva voglia di scappare e qualche volta anche di fare finta di nulla e non rispettarle.
Paura e gratitudine
Si stavano avvicinando le vacanze natalizie , tutti erano felici, ma Gianfranco era preoccupato perché avrebbe dovuto affrontare un’operazione a un occhio storto che aveva fin dalla nascita. Sapeva che sarebbe andato tutto bene e che avrebbe risolto il suo problema , ma aveva sempre una grande paura. Il primo giorno delle vacanze di Natale suo padre venne a prenderlo per portarlo in ospedale. La paura saliva forte e sempre di più. Lo chiamarono e venne portato in sala operatoria, legato e anestetizzato.
Grazie alle cure ricevute dai Martinitt , Gianfranco risolse per sempre il suo problema all’occhio e ancor oggi prova una profonda gratitudine verso chi gli ha permesso di essere operato e di risolvere un problema che gli avrebbe condizionato la vita.
Uscite, libertà e sorpresa
Si respirava aria di libertà una volta al mese, quando era possibile tornare a casa e trascorrere del tempo con il papà e i fratelli. Il ricordo più bello è quando in uno dei rientri a casa, ha trovato come regalo un calcetto: gioia immensa! Gianfranco si sentiva anche un po’ spaesato perché era per lui cosa strana stare fuori dal Collegio. Poter uscire non era così scontato: se ci si comportava male non si aveva il permesso di tornare a casa ; non era bello vedere gli altri uscire quando tu invece dovevi rimanere in Collegio.
Le vacanze al mare insieme anche a bambini esterni al Collegio era un’altra possibilità di pregustare un po’ di libertà.
Tristezza, timore e desiderio di libertà
Gli anni sono passati, il tempo è trascorso a volte lentissimo, altre veloce. Ecco giunto il momento di andare, finalmente libero, niente più regole.Una nuova vita lo attendeva al di fuori delle mura del Collegio. Non è stato facile salutare i Martinitt, che per tanti anni sono stati la sua seconda famiglia. Gli istruttori e i suoi compagni furono per lui un rifugio sicuro. Non sapeva cosa gli sarebbe accaduto fuori, ma grazie al gruzzoletto di soldi che aveva con fatica guadagnato, ha potuto pensare al suo futuro, cercare una casa e un lavoro. Gli era stato insegnato un mestiere, all’inizio aveva lavorato nel tessile, poi aveva a poco a poco imparato a fare l’assicuratore e grazie agli educatori che hanno creduto in lui e gli hanno permesso di imparare, Gianfranco ha potuto esercitare questa professione per tutta la vita, fino alla pensione.
Ricordi sparsi
Dopo tutti questi anni, Gianfranco ha ancora tanti ricordi piacevoli degli anni trascorsi in Collegio. Per esempio, dopo l’operazione all’occhio tutti i compagni gli facevano i complimenti e lui si sentiva orgoglioso.
Un giorno vinse una medaglia d’argento e dei soldi nel salto in lungo, tutti si congratularono con lui; non poté fare a meno di sentirsi finalmente soddisfatto per aver ottenuto un buon risultato.
È sempre stato forte il senso di appartenenza, essere insieme, solidali gli uni agli altri.
Insieme è meglio che da soli, sempre.
La quinta B
Davide, Ettore, Andrea, Samuel, Isabella, Martina, Christian, Emanuele, Giulio, Tiffany, Leo G, Sofia, Leo M. , Simone, Elisabeth, Serena, Riccardo, Francesco con Maestra Laura e Maestra Simona.