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Girolamo Simoncelli di Senigallia, il “martire laico” della Repubblica romana nelle carte d’Ayala
ARCHIVI COLLEGATI
Società Napoletana di Storia Patria
Napoli - Via Vittorio Emanuele III, 310
Dopo aver trascorso numerosissimi anni alla ricerca di materiale, rivolgendosi all’Archivio di Stato di Napoli, agli archivi municipali, alle famiglie, ai palazzi, alle tombe e ai cimeli, Mariano D’Ayala, uomo politico e storico (1808-1877), diede vita ad alcune opere commemorative per i patrioti italiani del 1799 e del 1821. D’Ayala, nel corso dei suoi studi, raccolse una quantità cospicua di documenti, parte della quale ha trovato posto in alcune sue opere, come Le vite dei più celebri capitani e soldati napoletani dalla giornata di Bitonto fino ai dì nostri e Il Pantheon dei Martiri del 1799.
Quelli che, invece, sono rimasti niente più che progetti sono oggi conservati presso la Società Napoletana di Storia Patria, all’interno del fondo archivistico donato, nel 1910, da Adelina D’Ayala, figlia di Mariano. Il fondo, però, non custodisce solo le carte appartenenti a Mariano, ma anche ai figli Alfredo e Michelangelo e al suocero Gaetano Costa. Come molti altri fondi posseduti dalla Società, questo archivio è stato danneggiato dagli eventi del 1943 e attualmente non è consultabile perché oggetto di riordino e inventariazione.
Mariano D’Ayala, per portare a termine l’ambizioso progetto di creare una “biografia dei patrioti italiani” ha selezionato e conservato numerosi documenti archivistici estremamente preziosi. Tra questi, vi è una busta da lettera color mattone che raccoglie più di un centinaio di lettere e di biglietti che il senigalliese Girolamo Simoncelli aveva inviato alla sua compagna, Carlotta Sassetti, mentre era detenuto nel carcere di Pesaro. Si tratta di pezzi di carte e di veline ben occultati nelle pieghe delle camicie, il cui ritiro era responsabilità di Sassetti. Quando però la carta veniva a mancare e le comunicazioni si facevano urgenti, Simoncelli cominciava a scrivere le sue lettere su supporti di fortuna, tra cui la stoffa.
Simoncelli, oggi, ha lasciato un’importante eredità, soprattutto nel suo comune d’origine, Senigallia. Il fratello, Raffaele, ha cercato di riabilitare il suo nome per un’intera vita, ma a portare a compimento l’obiettivo è stato l’avvocato Augusto Bonopera, il 22 settembre 1912. Nel 1952, nel primo centenario della morte del patriota, il sindaco di Senigallia, Alberto Zavatti, ha organizzato una grande sua commemorazione, con l’inaugurazione del cippo marmoreo e una processione laica per le vie intitolate ai protagonisti del Risorgimento.
Nel Podcast Girolamo Simoncelli di Senigallia, il “martire laico” della Repubblica romana nelle carte d’Ayala viene, così, narrata la storia del patriota italiano che ha sacrificato la propria esistenza per gli ideali di libertà e di democrazia che oggi sono alla base della nostra Costituzione.
Bibliografia: Mariano D’Ayala, Le vite dei più celebri capitani e soldati napoletani dalla giornata di Bitonto fino ai dì nostri, Napoli, Stamperia Dell’Iride, 1843; Michelangelo D’Ayala, Memorie di Mariano d'Ayala e del suo tempo (1808-1877), Torino-Roma-Firenze, Fratelli Bocca, 1886; Augusto Bonopera, Sinigaglia nel 1848-49 e il processo di Girolamo Simoncelli, Jesi, La Tipografica Jesina, 1912; Marco Severini, Girolamo Simoncelli. La storia e la memoria, Ancona, Risorgimento-affinità elettive, 2008; Marco Severini, Dizionario biografico del movimento repubblicano e democratico delle Marche (1849-1948), Milano, Edizioni Codex, 2012, pp. 265-269; Mariano D’Ayala, Il Pantheon dei Martiri del 1799, a cura di Antonella Orefice, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Press, Napoli, 2012.