racconti
Da Anzino a Roma tra lavoro e fede
I movimenti migratori da Anzino e Roma e ritorno
Nella seconda metà del ‘500 gli anzinesi incominciano a migrare verso Roma, probabilmente spinti da motivi economici e fanno fortuna come osti e commercianti di vini. Pur lontani dalla Valle Anzasca, rimangono sempre legati al paese natio con cui mantengono i rapporti anche grazie al culto di Sant’Antonio da Padova.
Ed è così che, nel 1669, alcuni anzinesi emigrati a Roma commissionano un quadro raffigurante Sant’Antonio a cui appare Gesù Bambino e lo donano alla Chiesa di Anzino, che diventerà poi Santuario e meta di pellegrini dalle valli limitrofe.
I rapporti della colonia romana con Anzino sono costanti e gli anzinesi residenti nella città eterna, arricchiti col commercio dei vini, decidono di autotassarsi per abbellire il Santuario con arredi, candelieri,paramenti, calici, busti e per acquistare tutto il necessario per le celebrazioni: incenso, cera, fiori, stoffe. I “benefattori di Anzino abitanti in Roma”, così sono chiamati nei documenti più antichi, danno vita ad un vera e propria questua: raccolgono offerte in bussolotti di latta sui quali è raffigurata l’immagine di sant'Antonio e poi inviano il ricavato al paese per le necessità. Nel1822, grazie alla munificenza dei coloni anzinesi, viene acquistata una casa, che sarà poi sede del Comune di Anzino fino al 1929, annessa alla latteria del paese. Dal 1832 la “congregazione di Roma”, diventa “Istituto Pubblico di Anzino” con atto notarile e non si limita all’acquisto di materiali per il Santuario, ma provvede anche a necessità pubbliche: taglio delle piante lungo la Via Crucis, costruzione di altari per la Chiesa, acquisto dell’organo della ditta Mentasti, fontane per il paese, lavatoi a tre vasche ’alla foggia di quelle romane’ e costruzione della strada che collega l’abitato di Pontegrande a quello di Anzino. Per alleggerire la popolazione dal peso del ‘quinternetto’, i fondatori dell’Istituto Pubblico acquistano uno stabile a Roma e con i proventi degli affitti riescono pagare lo stipendio del parroco, del maestro/a, il sagrestano e un cappellano per la celebrazione di un certo numero di messe all’anno.
Verso la fine dell’800 la colonia di Roma conta poche famiglie e così si decide di trasferire l’amministrazione dell’Istituto Pubblico nel paese d’origine.
Il movimento migratorio che ha portato gli anzinesi ad abbandonare l’amato paese per recarsi a Roma è testimoniato anche dai passaporti conservati nell’archivio del Comune di Anzino.