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Viaggio da garibaldino: il Pellegrinaggio a Caprera

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Archivio dell'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi"
Archivio dell'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi"
Roma - Piazza della Repubblica, 12
Archivio dell'Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi"
Giuseppe Garibaldi fu un uomo di grandi contrasti, un condottiero protagonista di tante battaglie che tuttavia aveva sempre sognato di possedere un fazzoletto di terra dove vivere in tranquillità con il lavoro dei campi. Nell’ottobre del 1849, dopo la caduta della Repubblica Romana e la morte di Anita, era stato relegato dal governo piemontese in Sardegna, nell’isola de La Maddalena. Da lì un giorno, attraversando un breve stretto di mare, aveva raggiunto un’isoletta selvaggia di cui si era innamorato: Caprera. Nel dicembre del 1855 acquistava metà dell’isola, mentre l’altra metà gli sarebbe stata donata più tardi da alcuni suoi ammiratori inglesi. Qui si impegnò a rendere fertile una terra aspra, difficile, battuta dai venti salmastri, occupandosi personalmente della cura dell’orto e del giardino, conducendo con i suoi familiari una vita semplice, all’insegna della frugalità. L’Archivio dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” conserva un’incisione del 1861 in cui il Generale è attorniato da alcuni dei suoi uomini più fedeli, armati di zappe e badili. Si dovette allontanare spesso dal suo rifugio, per recarsi dove la sua spada era richiesta. Dopo l’impresa dei Mille, consegnò quello che era stato il Regno delle Due Sicilie a Vittorio Emanuele II e se ne tornò a Caprera con un sacco di sementi e un pacco di merluzzo secco. L’isola era sempre nel suo cuore, come quando, dopo la vittoria di Digione, mandava una lettera alla moglie Francesca Armosino chiedendo notizie di un vitello che, partendo, aveva lasciato ammalato. Dopo la sua morte, avvenuta il 2 giugno del 1882, il Pellegrinaggio a Caprera divenne un viaggio collettivo. Nel 1883 nei pressi della casa di Garibaldi, accanto al vecchio mulino, i familiari dell’Eroe ne avevano fatto porre un busto in marmo, opera di Luigi Bistolfi. Di tale monumento il nostro Istituto, in quella che è anche la sede del suo Archivio, possiede il modello in gesso in scala al naturale, di qualità eccezionale. Nell’agosto del 2016 l’Istituto Centrale per il Restauro ne ha iniziato un accurato lavoro di pulitura, manutenzione e riparazione. I Pellegrinaggi Nazionali, a cadenza quinquennale, cominciarono nel 1887. Il primo era stato organizzato dalla Società dei Reduci dalle Patrie Battaglie, il cui Archivio è conservato nella sede del nostro Istituto. Nel secondo Pellegrinaggio Nazionale, quello del 1892, il concorso di visitatori fu causa di un grave incidente. L’affollamento che si era creato per ascoltare un’orazione di Felice Cavallotti fece cedere il pavimento di un ambiente vicino alla camera da letto del Generale. Molti reduci caddero rovinosamente al piano inferiore e solo per miracolo non ci scappò il morto. Ci furono però almeno sei feriti gravi che furono portati in una casa vicina e curati da un certo dott. Mugnai. Il bergamasco Bramati riportò una grave ferita al ventre, mentre il milanese Airaghi, che era insieme con la figlia, fu salvato da Menotti, dopo che era caduto, svenuto, nel pozzo sottostante. Lungo la strada che conduceva alla casa di Garibaldi numerosi venditori ambulanti di souvenir offrivano la loro merce ai “pellegrini”, che però non si mostravano interessati e preferivano procurarsi da soli semplici ricordi come rametti di pino, fiori o erbe. L’Archivio conserva anche il protocollo del Comitato esecutivo del IV pellegrinaggio, durante il quale la Società dei Reduci fece spianare un enorme masso su cui venne incisa la scritta A GARIBALDI L’ITALIA – II GIUGNO MDCCCCII in lettere così grandi che si potessero leggere dal mare, anche da molto lontano. La storia continua e ancora oggi la casa, la tomba dell’Eroe e il Museo Memoriale Giuseppe Garibaldi sono in ogni periodo dell’anno meta di tanti turisti dello spirito.
CREDITS

Testo di Cinzia Dal Maso

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