racconti
Torre con vista a Marina di Massa
“Bianche le pareti, bianche le ali delle suore, bianchi i vestiti dei bambini, quasi bianca, la luce che inondava tutto”. Così ai suoi occhi - gli occhi di una ragazzina di 11 anni che tutti chiamano Suni – appare quel grattacielo candido come la neve, che contrasta con il verde della pineta apuana di Marina di Massa, e visibile nei giorni senza foschia lungo la costa da Spezia a Viareggio.
Sono i primi giorni estivi del 1934, la bambina è in gita con la famiglia in quel tratto di costa toscana dove l’anno prima è stato inaugurato lo strano edificio cilindrico alto 52 metri, che conta ben 17 piani e a guardarlo fino alla cima fa girare la testa.
La Suni è Susanna Agnelli, figlia di una generazione di fenomeni imprenditoriali, e quel palazzone dalla forma cilindrica il cui progetto è firmato dall’architetto Vittorio Bonadè Bottino, è una colonia marina destinata al soggiorno estivo dei figli degli operai e degli impiegati della Fiat, che già in quegli anni conta 27 mila dipendenti.
Il grattacielo di Massa, fiorito come la pianta della favola dei “magic beans” in poco più di tre mesi grazie a una squadra di mille uomini, è dotato di un arenile di 100 metri con servizi di spiaggia, fontanili, gabinetti, attrezzi per i giochi e può ospitare 750 bambini dai 6 ai 12 anni. La loro cura è affidata in buona parte alle suore dell’ordine di Don Bosco, secondo il manifesto pedagogico salesiano basato sul rispetto dell’autorità e sull’allegria.
Il 23 luglio del 1933 è festa grande a Marina di Massa. Luccica al sole la Torre Fiat, così come cominciano a chiamarla i locali; per molti altri è la Torre Balilla, come vuole il Regime. Quel giorno Suni non c’è (le sue impressioni si possono leggere nel libro “Ai monti e al mare. Cento anni di colonie per l’infanzia”, di Gian Carlo Jocteau, Fabbri editori, 1991), ma tra sfarfallanti bandiere tricolori e numerose autorità locali, è presente il suo amato padre Edoardo, avvocato 41enne, figlio del senatore Giovanni Agnelli, promotore delle colonie come sistema di welfare aziendale.
Sorride Edoardo in quel giorno d’estate, con gli occhi rivolti in alto, tra la Torre Fiat e il cielo. Morirà in un incidente aereo due anni dopo, sempre a luglio, e la colonia marina sarà a lui dedicata.
Le decine di visitatori che esplorano gli spazi della colonia scoprono con sorpresa che la Torre Fiat è un’unica camerata: i locali dormitori sono infatti situati all’interno della torre stessa sopra un grande nastro ad elica, che per ogni spira comprende due camerate ciascuna con 20 letti, il locale della suora e delle sorveglianze, un gruppo di lavabi e un gruppo di servizi igienici. Il tutto è servito da un ascensore della capacità sufficiente a trasportare 30 bambini, una suora e una sorvegliante.
La particolare costruzione della colonia in realtà ha due “fratelli gemelli”: sono gli hotel Torre e Duchi d’Aosta realizzati con rampa a spirale a Sestriere. Quattro anni dopo, a New York, sarà costruito nello stesso modo il museo Guggenheim e nel 1937 l’architetto torinese ripropone la forma tubolare anche per la colonia montana FIAT a Salice d’Ulzio.
Ma l’eccellenza della colonia marina di Massa si trova sotto terra. Sono le sue fondazioni realizzate con materiale di ottima qualità, così come tutta la struttura: gigantesche piramidi trapezoidali unite fra loro da un’enorme piastra di calcestruzzo poggiata direttamente sulla sabbia, a un metro e mezzo sotto il livello del mare. Una disposizione che con un gioco di controspinte statiche e idrodinamiche crea una sorta di sottovuoto nei punti di pressione, a protezione dell’edificio dagli agenti esterni.
Un capolavoro di ingegneria studiato da ingegneri di tutto il mondo, in particolar modo dai giapponesi, che dopo novant’anni, con la Torre Fiat trasformata in villaggio vacanze, è intatto: la Torre bianca ha vinto la sua sfida contro il tempo, è ancora lì, elegante, luminosa e brillante protesa verso il cielo.
Il tema del viaggio come vacanza, attraverso i progetti delle prime colonie estive per bambini e dei primi complessi alberghieri firmati dal noto architetto Vittorio Bonade' Bottino e custoditi nell'archivio storico Maire Tecnimont.