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Archivio sonoro e audiovisivo di Radio Radicale

Fonte audiovisiva dei più importanti avvenimenti della storia istituzionali, politica, sociale e culturale italiana a partire dalla fine degli anni ‘70 del Novecento Radio Radicale fin dalla sua nascita, nella seconda metà degli anni ‘70, ha assicurato non solo la trasmissione, ma anche la conservazione e documentazione delle sedute parlamentari, dei congressi di tutti i partiti, dei maggiori processi, di eventi culturali, sociali e politici di rilievo nazionale e internazionale.
L’archivio sonoro di Radio Radicale è stato dichiarato di “notevole interesse storico” dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio.
La caratteristica che lo rende di valore, oltre alla specificità del contenuto e alla grande quantità dimateriale raccolto, è l’integralità delle registrazioni degli avvenimenti.
Ad oggi l'Archivio contiene oltre 933.000 media (cassette, nastri, dvd, mini-disc, mini-dv, mp3, mp4, real audio/video, flash) in parte analogici in via di digitalizzazione e in parte digitali (dal
2004).
La documentazione può essere utilmente suddivisa per settori: Archivio Istituzionale, Archivio Giudiziario, Archivio dei Partiti e Movimenti Politici, Archivio delle Associazioni, dei Sindacati e
dei Movimenti e Archivio Culturale. Un totale di 597.000 registrazioni, oltre 237.000 oratori, 102.000 interviste, 23.500 udienze dei più importanti processi degli ultimi due decenni, 3.300 tra
congressi di partiti, associazioni o sindacati, più di 32.000 tra dibattiti e presentazioni di libri, oltre 6.900 tra comizi e manifestazioni, 22.600 conferenze stampa e più di 16.100 convegni. La quasi
totalità dei lavori d'aula di Camera e Senato dalla fine del 1976 ad oggi e i lavori di molte commissioni parlamentari permanenti e straordinarie.
La quasi totalità di questo archivio è disponibile e liberamente accessibile in formato multimediale online sul sito www.radioradicale.it .
Radio Radicale nacque tra la fine del 1975 e l'inizio del 1976 per iniziativa di un gruppo di militanti radicali in un appartamento di 60 m² situato in via di Villa Pamphili, nel quartiere Monteverde di
Roma.
Come le radio libere che andavano nascendo in quegli anni a seguito della sentenza n. 202 della Corte Costituzionale che liberalizzava le trasmissioni radiotelevisive via etere, anche Radio
Radicale fu caratterizzata dall'afflato libertario, dall'improvvisazione, dall'utilizzo di attrezzature di fortuna e dalla ricerca di bassi costi di produzione, ma fin dall'inizio si distinse dalle altre emittenti
per la sua particolare filosofia editoriale. Radio Radicale rifiutò infatti il termine “controinformazione” assai di moda in quegli anni, per dimostrare come concretamente potesse essere realizzato un servizio pubblico di informazione, alternativo a quello sostanzialmente
monopolista svolto dalla RAI. Nell'intenzione dell'editore la scelta della denominazione “Radicale” che la radio assunse era da riferirsi non tanto alla funzione di organo di quel partito, quanto
piuttosto a una linea di politica editoriale che come tutti oggi riconoscono, è sempre stata in grado di garantire imparzialità, professionalità e innovazione, divenendo un modello di servizio pubblico
radiofonico.
Accanto all'informazione sulle iniziative radicali, dunque, Radio Radicale diede vita a una programmazione incentrata sulla pubblicizzazione dei momenti centrali della vita istituzionale e
politica italiana, fino ad allora alla portata di una ristrettissima élite: fin dall'inizio, le dirette dal Parlamento, dai congressi dei partiti e dai tribunali avrebbero costituito il segno distintivo
dell'emittente, rendendola di fatto una struttura privata efficacemente impegnata nello svolgimento di un servizio pubblico.
Radio Radicale introdusse in Italia un modello di informazione politica totalmente innovativo, garantendo l'integralità degli eventi istituzionali e politici trasmessi: nessun taglio, nessuna
mediazione giornalistica e nessuna selezione, al fine di permettere agli ascoltatori di “conoscere per deliberare”, come ancora oggi scandisce la frase di Luigi Einaudi sul sito internet dell'emittente
www.RadioRadicale.it.
Radio Radicale ha introdotto importanti innovazioni nel panorama informativo italiano: la rassegna stampa dei giornali, i “filidiretti” con gli ospiti politici, i programmi di interviste per strada e le
trasmissioni per le comunità immigrate in Italia. Nell'estate del 1986 e nel 1993, inoltre, quando la Radio rischiò la chiusura definitiva per mancanza di finanziamenti, i suoi centralini registrarono le
migliaia di telefonate che, mandate in onda senza filtri, diedero origine all'irripetibile caso di “Radio Parolaccia”, che mostrò un volto dell'Italia che fino a quel momento era rimasto sconosciuto a tutti i
mezzi di informazione.
Per prima, infine, Radio Radicale ha dato vita a un sito internet di informazione basato esclusivamente su contenuti audiovisivi, ampliando non solo la fruibilità delle trasmissioni fino a
quel momento solo radiofoniche, ma aprendo a tutti gli utenti della rete il più grande archivio della democrazia italiana, che a oggi conta più di 597.000 registrazioni audiovideo, tra cui oltre 20.000
sedute dal parlamento, 6.750 processi giudiziari, 102.000 interviste e 16.100 convegni.
Secondi i dati Eurisko, Radio Radicale ha di media più di 300.000 ascoltatori nel giorno medio e 1.470.000 a settimana.
«Il successo di Radio Radicale - ha affermato in più occasioni Marco Pannella - è che è radio di partito, di un partito laico e libertario, di una laicità e un laicismo vissuti in accordo con la
democrazia, mentre in Italia tutta la comunicazione è al di fuori della regola democratica».
Sembra paradossale che lo Stato debba finanziare l'emittente di un partito politico per assicurare un servizio pubblico altrimenti non svolto da nessuno, e da sempre fonte di riconoscimenti unanimi per
la sua qualità. Eppure tra le tante anomalie del sistema mediatico italiano, questa può rappresentare forse una felice peculiarità. Bisogna andare negli Stati Uniti per trovare, National Public
Radio (spesso abbreviata in NPR) organizzazione indipendente no-profit comprendente oltre 900 stazioni radio statunitensi, qualcosa di simile a quello che Radio Radicale per oltre quarant'anni
ha assicurato ai cittadini italiani.