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Archivio Storico del Museo Nazionale del Cinema di Torino
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Liceo classico e musicale "C. Cavour", Torino
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"Diario" si presenta come un documento d’archivio immaginario, ispirato dai documenti d’archivio reali del fondo Gian Maria Volonté, conservato presso l’Archivio storico del Museo Nazionale del Cinema di Torino. La forma diaristica nasce dall’esigenza di restituire la dimensione intima e personale emersa dai documenti del fondo. L’idea di una scrittura collettiva è stata suggerita in particolare da una lettera inviata a Volonté da una classe di una scuola di Roma, che nel 1981 aveva assistito a uno spettacolo teatrale messo in scena dall’attore e ispirato a "Girotondo" di Arthur Schnitzler.

 

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Diario

Ho comperato oggi, istintivamente, un quaderno su cui appuntare i miei pensieri. Era un quadernetto allettante, seduto fra tanti suoi fratelli rilegati sul banco del venditore, mi sono detto che si trattava, in fondo, solo di poche lire, casomai smettessi di scrivere non si tratterebbe di un grande spreco. È ormai da qualche tempo che sento l’esigenza di appuntare i pensieri che non sarebbe appropriato esprimere in altra sede. 

10 luglio 1960

Ho sempre cercato di fare film che dicessero qualcosa sui meccanismi di una società come la nostra; essere un attore è una questione di scelta: o ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge a componenti progressive, per provare a cambiare in meglio.

14 luglio 1960

Mentre i riflettori illuminavano la scena ho capito di essermi innamorato di lei. Non è stato un fulmine a ciel sereno; ci sono stati segnali, sottili come il vento. La sua presenza sul palco, la sua voce, il modo in cui si muove con grazia e sicurezza. Eppure non posso permettermi di dare libero sfogo a questi sentimenti. Siamo entrambi professionisti, e non posso permettere che il mio affetto comprometta il mio lavoro.             

3 luglio 1961 

Temo di non riuscire ad arrivare in tempo. Dopo un anno dallo spettacolo di Romeo e Giulietta a Verona, che si è rivelato galeotto, sono pronto ad assistere alla nascita di mio figlio. Raggiungo il reparto e qui scopro di essere arrivato troppo tardi: Carla ha già dato al mondo una bellissima bambina. Tuttavia la mia felicità non dura a lungo: infatti, subito dopo aver incrociato lo sguardo di Carla, torno alla realtà. Quella bambina non potrà mai essere legalmente mia figlia.  Decido di ignorare la testa e ascolto il cuore: piango.

18 Marzo 1966

​​Ho ricevuto qualche riga scritta da parte di alcuni giovani comunisti di Monte Sacro. Ho accettato tempo fa il loro invito a partecipare ad una manifestazione contro la guerra, organizzata dall’UDI: penso che ogni individuo, per dirsi cittadino, debba contribuire con le sue idee, il suo voto, la sua vita all’edificazione di un mondo più giusto ed egualitario.  

15 Ottobre 1968 

Odio i giornalisti. Fanno finta di essere interessati a quello che ti chiedono, poi non ascoltano la tua risposta, pensando già alla domanda successiva. Arrivano sempre nei momenti più inopportuni: oggi, per esempio, quando uno vorrebbe solo andare a casa propria, cenare e riposare. Ho provato ad allungare il passo per togliermeli di dosso, ma nulla. Tuttavia, ho trovato conforto leggendo la lettera che mi è appena stata spedita da un’intervistatrice, dopo la recente intervista Non mi sono venduto per un pugno di dollari. Lei critica la stampa di destra e spiega come la gente si affidi ciecamente a ciò che gli viene detto. Vuole dire sempre la verità, caratteristica secondo lei indispensabile per un giornalista che crede nel suo mestiere.

18 giugno 1970

Oggi è stata una giornata straordinaria sul set di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Durante le riprese ho lavorato con Elio Petri. La sua guida mi ha spinto a esplorare i confini della mia interpretazione, permettendomi di trovare nuove sfumature del mio personaggio. Sento il peso della responsabilità di dare voce a una critica così audace. È stata una giornata che mi ha spinto a esplorare nuovi orizzonti come cittadino consapevole del potere dell'arte nel riflettere la società. 

4 dicembre 1981

Penso che dalla maggior parte delle persone io sia considerato una pessima celebrità. Se potessi fare il mio lavoro senza vivere la notorietà sarei disposto a qualsiasi cosa. Poi però mi capita di ricevere lettere come quella delle ragazze dell’istituto Colonna. Non sono davvero tipo da conservare le lettere degli ammiratori, la maggior parte sono solo parole superficiali: ma questa è diversa. In essa è contenuta l’essenza del teatro: “Non ci ha permesso di restare nei ghetti espressivi e contenutistici in cui, spesso con il nostro consenso, ci si relega”. Trovo in questo una conferma, la risposta a quella domanda che ogni artista si trova a dover affrontare: “A cosa serve quello che faccio?”.

3 aprile 1986 

Che cos’è veramente la paura? Dimostrazione di vigliaccheria o prudenza? E di conseguenza, che cos’è il coraggio? Pura incoscienza o nobile virtù? L’onorevole Moro forse è uno dei pochi uomini sulla terra che corrisponde a questa descrizione. Voglio che dalla mia recitazione si evinca in modo particolare proprio questa caratteristica di Moro. Non esiste nulla di più politico della sua tranquillità, della sua consapevolezza di fronte alla morte. 

14 ottobre 1986

Presto Il caso Moro sarà distribuito nei cinema italiani. Non so cosa aspettarmi: non sono un grande estimatore dei miei lavori, ma non mi sono mai immedesimato così fedelmente in un personaggio. Quanto può essere contraddittorio preoccuparsi di tutto e, al contempo, non temere niente? Così era Moro, e mi pare di averlo incarnato appieno in ogni sua più intima contraddizione. Sul set tutti mi guardavano male, e io stesso mi sentivo in un universo parallelo, tanto ero assorto nella sua autoritaria personalità.  

17 Dicembre 1986

Sono stato invitato al Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano direttamente da Fidel Castro. Sono sorpreso, emozionato e forse anche un po’ impaurito. Sicuramente la cosa che mi rende più felice è il fatto di essere riuscito a ottenere risultati così alti nella mia carriera solo grazie alla passione che ho sempre messo nel mio lavoro di attore. 

8 Settembre 1990

Oggi sul giornale c’era una poesia di Bertolt Brecht: “A coloro che verranno”. Ogni verso è stato per me un prezioso esercizio: per ricordarmi i versi, ho associato ad ogni riga una parola. Chissà cosa potrebbero pensare le persone se mai potessero vedere questa pagina, macchiata con l’inchiostro della mia penna. Probabilmente non capirebbero i miei ragionamenti, qualche attore sicuramente potrebbe intuire. 

5 Maggio 1993

Il cinema teatro, che è luogo di libera espressione, di ritrovo, rischia di morire. E dovremmo osservare impotenti quella morte della cui inevitabilità cerchiamo di convincerci? Io non sono disposto ad abbassarmi a questo, quindi, ho preso parte al comitato “Salviamo l’Artemisio”, per rispetto di chi, nell’immediato dopoguerra, si è impegnato a farlo risorgere dalle macerie di una Velletri devastata dai bombardamenti. Il loro lavoro non può essere vano: l’Artemisio deve vivere.

16 Ottobre 1993

Ho letto volentieri la lettera di un uomo in cui veniva sintetizzato il significato del comunicare: ricordo bene il sorriso affioratomi sulle labbra una volta terminata la lettura. Non mi era servito essere legato alle parole per coglierne il significato. Quell’uomo mi stava ringraziando. Sapevo soltanto che avrei voluto averlo davanti per dirgli: “Prego”.

30 Novembre 1993 

La guerra è fonte di sofferenza per i soldati quanto per i civili. I primi vivono gran parte del conflitto al fronte, i secondi sono costretti a scappare dalle loro stesse case. Pensa, mio caro diario, dover lasciare la tua casa senza sapere se mai la rivedrai. Mi sono chiesto come potessi dare voce al popolo di Velletri, vittima dei bombardamenti del '43; così, dal momento che la recitazione è l’unico mezzo che mi permette di trasmettere qualcosa, ho pensato di dedicare a questa cittadina uno spettacolo teatrale. Mi piacerebbe rappresentare le memorie degli abitanti di Velletri, nella piazza del municipio.

29 gennaio 1994

Quanto è stata importante per me l'esperienza in Accademia e l'insegnamento di Orazio Costa? Fondamentale per la mia formazione personale e professionale è stata la capacità di recuperare modelli precedenti e osservarli in chiave critica e la figura di De Sanctis: da lui ho imparato quella che è la “brutale” esperienza di teatro quotidiano.

19 Maggio 1994

Mi domando se la dialettica democratica sarà davvero in grado di essere altrettanto pluralista quanto quella dei comunisti. Mi auguro che questo Congresso straordinario possa dimostrare la passione dei comunisti italiani e il loro volersi far protagonisti dei cambiamenti che avverranno. Bisogna lasciarsi guidare dal passato, quando sia Liberali che Comunisti hanno rinunciato al proprio orgoglio dando vita alla Costituzione democratica e antifascista.

30 maggio 1994

Tra non molto finirà la pausa e inizieremo il sopralluogo sul set dove Angelica ed io dovremo leggere alcune lettere dei condannati a morte della Resistenza. Stamattina ho pensato continuamente a loro, sacrificatisi per ciò in cui credevano, chiedendomi cosa avrei fatto io al posto loro, chissà se avrei avuto il coraggio di lottare e morire per il sogno di un mondo migliore.

11 Giugno 1994

Ieri ho ricevuto una lettera di Peter Wehage. Sono felice che mi abbia scritto per dimostrarmi apprezzamento circa l’idea di fare insieme un film su Lorenzo da Ponte. Una volta che sarà tornato dalla Corsica spero di poter bere con lui un bicchiere disquisendo delle Memorie di Da Ponte, che mi scrive di aver ritrovato.  

26 agosto 1994

Oggi ho avuto una stimolante conversazione con il prete della Chiesa di Velletri, il quale ha manifestato ammirazione nei miei confronti. Come può egli, sicuramente più vicino a Dio rispetto a me, provare tanta stima verso un uomo che, a confronto, fa piccola cosa? Egli mi ha riferito di essersi fatto prete per non fare l’attore. Eppure i due ruoli si assomigliano molto: entrambi si fanno portavoce di altre storie e volontà, cercando di avvicinare le persone a ciò che ritengono giusto. Abbiamo poi assistito al Requiem di Mozart, durante il quale mi sono sentito avvolto da una strana sensazione: circondato da così tante musiche e voci, non ho potuto che sentirmi parte di una grande famiglia, raccolta nella casa del Signore. In chiesa siamo tutti uguali, no? 
                                                                                                                                                          Classe IV A, Liceo classico e musicale “C. Cavour” Torino

Questo scritto è ispirato alla biografia di Gian Maria Volonté e ai documenti del fondo Gian Maria Volonté custodito presso l’Archivio storico del Museo Nazionale del Cinema di Torino. L’idea di una scrittura collettiva è stata ispirata da una lettera inviata all’attore - e custodita nel suddetto fondo - da una classe dell’istituto magistrale “V. Colonna” di Roma, che nel 1981 aveva assistito a uno spettacolo teatrale messo in scena da Volontè e ispirato a Girotondo di Arthur Schnitzler.

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