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L’Archivio della Casa degli alfieri e della Teatralità Popolare

Il presente documento video racconta dell’Archivio, unico nel suo genere, creato dal drammaturgo Luciano Nattino, contenente una raccolta composita e complessa che documenta oltre 50 anni di attività artistica dalla compagnia teatrale “Casa degli alfieri”. Esso testimonia di un immenso patrimonio di lavoro d’arte comune, sviluppatosi tanto sul territorio di appartenenza quanto a livello nazionale ed internazionale, e conserva traccia delle più importanti collaborazioni con altri artisti ed enti. L'Archivio è sito a Castagnole Monferrato (AT), nella casa-teatro eletta a luogo di vita e lavoro dai membri fondatori, a tutt’oggi cuore pulsante delle attività di produzione artistica, di studio, di ricerca e di ispirazione, sempre aperta all’accoglienza di artisti, studenti, ricercatori, appassionati. Negli armadi e negli hard disk del luogo sono custodite diverse tipologie di documenti oggetto di interventi nell'ambito di un innovativo progetto della Regione Piemonte per la valorizzazione e digitalizzazione del patrimonio archivistico e documentale. A partire da tale ricco patrimonio documentale si sviluppano continuamente interventi finalizzati a recuperare, descrivere, archiviare criticamente, digitalizzare ed infine restituire in modo creativo, “vivo”, la documentazione ad un pubblico ampio e variegato. Il video è diviso in capitoli tematici: • Introduzione a cura di Massimo Barbero, attore e presidente della Casa degli alfieri, che si occupa nello specifico del progetto ARTEPO / ARchivio TEatralità Popolare voluto da Luciano Nattino; • "L'archivio è un dispositivo ricreatore": a cura di Wanda Gallo, archivista che dal 2017 si occupa della catalogazione e digitalizzazione dei materiali; • "L'archivio vivo": a cura di Patrizia Camatel, attrice e drammaturga della Casa degli alfieri, coinvolta nel progetto ARTEPO; • "L'archivio sentimentale": riflessione di Antonio Catalano, artista, fondatore della Casa degli alfieri. Attraverso le parole degli intervistati, ciascuno di essi a vario titolo coinvolto nella vita passata o presente dell’Archivio, si comprendono la natura e le finalità dei materiali in esso contenuti. Documentazione delle attività artistiche svolte, certo, ma altrettanto, se non di più, è forte l’orientamento al progettuale, al ciò che è in divenire, risorse da impiegare per nuove creazioni, ispirazioni, obiettivi da raggiungere. Il cambiamento è connaturato all’Archivio, che si accresce e ingloba nuovi materiali e documenti, anche attraverso l’impiego delle più aggiornate tecnologie, che espandono le prospettive di conservazione e diffusione delle informazioni in esso contenute. L’archivio di una casa di artisti, esattamente come le creazioni artistiche, non ha ragion d’essere se non è continuamente abitato, esplorato, esperito: esso contiene un patrimonio “in potenza” che chiede l’attualizzazione. L’esito della riflessione sull’Archivio, probabilmente valida per tutti gli archivi, è una sorta di provocazione, di estrema conseguenza, che viene qui proposta dalle parole di Antonio Catalano: l’archivista arriva ad un momento di “scacco” quando constata che non tutto è archiviabile, ma ogni raccolta documentale non può prescindere dalla dimensione del vivente, la dimensione umana di quanto si può custodire solo nel profondo dell’animo, nella sfera, mai totalmente accessibile, della memoria, dell’emozione, del narrarsi. Di tutto ciò l’Archivio raccoglie tracce, segni che vanno ricomposti per diventare, semmai, parte di nuove memorie e narrazioni di sé.
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